TOSCANA: non si trovano i portatori sani di Meningite

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Cadono le braccia. L’oscurantismo del politicamente corretto ha talmente corrotto il sistema e le coscienze, da arrivare a chi dovrebbe ragionare in termini puramente scientifici.

E’ il caso, ad esempio, del dottor Fabio Voller, responsabile dello studio per Ars, l’Agenzia della Regionale Sanità.

Da un giornale locale toscano, sulla Meningite:

Ci si ammala di più in Toscana, ma ci sono pochi portatori sani di meningite. Assai meno di quelli che si poteva ipotizzare. Un quinto, un sesto in meno. Non lascia dubbi lo studio condotto da Istituto superiore della sanità e Agenzia regionale della sanità per svelare i misteri del “caso Toscana”: solo l’1% dei soggetti sottoposti a tampone faringeo tra Empoli e Firenze risultano positivi a meningococco C.
In numeri assoluti, si tratta di 5 pazienti su 500 nel centro della Toscana. In proiezione sulla popolazione, si potrebbe parlare di un potenziale di 10mila portatori sani. Anche se il dato non è definitivo, conferma il dottor Fabio Voller, responsabile dello studio per Ars, l’Agenzia della Regionale Sanità, mancando ancora i dati di Grosseto e Siena, le altre due zone scelte per il monitoraggio. «Il valore – spiega il medico – rappresenta circa il 25% del valore complessivo che dovremo avere. Ma non possiamo moltiplicare il risultato ottenuto per quattro». Non è possibile, insomma, ipotizzare che alla fine dello studio si possa parlare di un 4% di portatori sani. Ci sono troppe variabili da considerare. E soprattutto – evidenziano all’Ars – i risultati finora non hanno confermato le aspettative.

La «letalità elevata», l’aggressività e la frequenza con cui è manifestato, ha spinto, dunque, Ars a cercare il meningocco C nei pazienti (volontari) che si sono sottoposti al tampone in gola. Ma la ragione per la quale è scattato lo studio epidemiologico è un’altra. Anzi sono altre. «Abbiamo ritenuto necessario lo studio sui portatori sani – elenca Cipriano – non solo per il numero anomalo di casi di meningite, ma per il fatto che si verificassero solo in Toscana, che colpissero anche la popolazione anziana e con un ceppo piuttosto aggressivo, appunto. Questo ci ha portati a porci una serie di domande».

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Ma pensa. Chissà dove sono gli altri ‘portatori’ sani che ‘dovrebbero esserci’ viste le dimensioni della epidemia di meningite, ma che questo Voller non trova. Deve essere uno di quei ‘misteri misteriosi’.
Visto che i ‘tamponi’ sono stati fatti su chi si è presentato, e che sappiamo trattarsi di ‘universo particolare di individui’ – informati e radicati nel territorio – forse – dico forse – nel campione mancano i clandestini e un’ampia fetta di immigrati regolari. E’ un po’ come intuire la presenza di un pianeta studiando le perturbazioni nell’orbita di una stella: sai che c’è, ma non lo vedi.

In questo caso, i Voller non vogliono vederlo.

Torniamo al giornale:

Il primo obiettivo – dice Cipriano – è capire «se la circolazione di questo meningococco C è maggiore o diversa fra la popolazione che si ammala e quella che non si ammala: ecco perché abbiamo scelto come aree per lo studio Empoli e Firenze che sono stati i focolai della meningite, e Grosseto e Siena dove, al contrario, ci sono stati meno contagi». Di conseguenza, è anche necessario capire «se dove si sono manifestati più casi di meningite, ci siano più portatori sani e ci siano più batteri dello stesso tipo». Per arrivare a queste conclusioni, in assenza di uno studio epidemiologico di riferimento, Ars e Istituto superiore della Sanità, devono creare un proprio “modello” di riferimento. E quindi anche il questionario per i volontari che si sottopongono allo studio è, in un certo senso, “sperimentale”: «Per formulare le domande, siamo partiti da una constatazione: di solito il batterio colpisce più facilmente chi ha le difese immunitarie più deboli, abbassate. Perciò poniamo domande sulle abitudini di vita che possano influire sulle difese immunitarie: chiediamo se si fuma, se si fa (o si è fatto) uso di droghe e cose di questo tipo. Poi confronteremo i risultati ottenuti per vedere se e che cosa ci sia di diverso fra i portatori sani nelle zone ad alto rischio (Empoli e Firenze) e in quelle a basso rischio (Grosseto e Siena). Poi confronteremo i risultati anche fra chi risulta portatore sano e chi non è portatore, per comprendere i fattori che favoriscono la diffusione della malattia».

Ancora, cosa distingue, la zona di Firenze/Empoli/Pisa dalle altre? Questo:

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La scienza e la medicina non dovrebbero piegarsi alle turbe politiche. Si rischiano catastrofi sanitarie.