Caritas: sesso, profughi e tanti euro a Trapani

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A Trapani, come nel resto d’Italia, l’immigrazione è un business che fa gola a politici, preti e imprenditori, tutti indagati o già condannati per altre faccende. “È un modello molto simile a quello di Roma”, avverte il procuratore capo di Trapani Marcello Viola. E i numeri, come già per il sistema orchestrato da Salvatore Buzzi in Mafia Capitale, ha numeri enormi. Basti pensare che il giro di affari muove tremila immigrati, per cui prendono dai 32 ai 35 euro al giorno, e cinquecento minori, per cui la cifra lievita a 80 euro al giorno.

PRETEOTTO

L’inchiesta della procura di Trapani parte dalla condanna di don Sergio Librizzi, direttore della Carita$ locale, che soleva sbattersi i profughi. Come scrisse Vox, è stato condannato mesi fa a 9 anni per violenza sessuale.

Attraverso una cooperativa di cui era socio, don Sergio controllava, come spiegano i magistrati, “in via diretta e indiretta tutti i centri di accoglienza presenti nella provincia di Taranto […] mediante una rete clientelare di cui fanno parte anche membri delle forze dell’ordine, del mondo del volontariato, della diocesi trapanese e dell’apparato amministrativo locale”.

Le indagini ricostruiscono così la trama che porta al vescovo Francesco Micciché e permette di individuare tre “cartelli” distinti. Uno riconduce a Giuseppe Giammarinaro, ex deputato regionale diccì che si lega a prestanome di politici locali che in passato hanno sempre lavorato nell’edilizia, nelle discariche, nell’eolico e nel fotovoltaico e che ora si sono dati al business dell’immigrazione. Il secondo “cartello” riconduce a Onofrio Norino Fratello, l’ex deputato regionale dell’Udc che ha patteggiato una condanna a 18 mesi per concorso esterno. “Se patteggio – aveva chiesto al giudice – posso ricandidarmi?”. Infine c’è il colosso dell’accoglienza che riconduce a Giuseppe Scozzari. “In provincia di Trapani ha come braccio operativo le cooperative ‘Insieme’, ma i suoi interessi sono estesi anche lontano dalla Sicilia”, spiega Attilio Bolzoni su Repubblica ricordando che a Gorizia l’ex politico dell’Ulivo è sotto processo per “associazione a delinquere finalizzata alla truffa”. Nel mirino dei pm c’è la gestione del centro di permanenza temporanea e del centro di accoglienza richiedenti asilo in Friuli.

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Uscirono interessanti intercettazioni su monsignor Sergio Librizzi, direttore della Carita$ di Trapani arrestato per avere chiesto rapporti sessuali ai clandestini ospitati nel centro in cambio di permessi di soggiorno.

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Clintoniane le dichiarazioni ai magistrati di monsignor ‘caritas’: “Le conversazioni sono imbarazzanti, ma non è mai successo nulla”.

L’uomo, che per anni ha dato del razzista a chiunque si opponesse all’immigrazione clandestina, e che nelle intercettazioni si faceva chiamare dai suoi ‘fidanzati’ “baba”, che in ghanese significa padre, è registrato mentre diceva:

Pensa a essere amico buono, amico buono, cosi i tuoi i problemi sono i miei. Hai capito… Io come mi chiamo? Simpatico”. E poi, dopo la risposta: “No, mi devi chiamare Baba, è più bello Baba. Dove vuoi andare? Dove ti piace… A casa tua”.

In un’altra intercettazione: ”Ascolta… ieri ho detto al presidente (della commissione per i documenti) prendi le carte di E. e decidiamo. E abbiamo deciso, hai capito… Quindi ora tra qualche giorno, la questura ti deve fare il permesso di soggiorno, hai capito? Il problema è che le tue carte erano ferme, perchè c’era la Svizzera, hai capito? l problemi che c’erano in Svizzera. Quindi io ho detto al presidente, togli i problemi della Svizzera e diamo subito positivo, hai capito?”.

Via i mercanti dal Tempio.