La Parmalat, di proprietà della francese Lactalis dal 2011, ha deciso di non rinnovare il contratto con i produttori della cooperativa Val Polcevera preferendo andare a comprare il latte nell’Est Europa e in Cina. E’ la globalizzazione, è l’Italia senza confini di Mattarella.
Così gli allevatori locali, quasi un centinaio, da alcuni giorni gettano via 60 quintali di latte: “Ci sono molti giovani che avevano rifatto le stalle, anche con impianti fotovoltaici, indebitandosi con mutui stellari. E ora?”, si chiede Bianca Maria Lombardo, proprietaria di un agriturismo a Rossiglione, in valle Stura.
Sono 60 aziende riunite in cooperativa a rischio chiusura: “La Parmalat, anche contraddicendo rassicurazioni del passato, ignora le conseguenze sociali ed economiche delle proprie scelte sul nostro territorio”, affermano Comune e Città Metropolitana di Genova in una nota congiunta. Bizzarra, visto che sono guidate da un partito che fa della globalizzazione e della negazione delle frontiere un mantra quotidiano.
La distruzione di 60 quintali di latte al giorno si fermerà domani, e comincerà da Rossiglione: é infatti stato trovato un accordo tra la coopertiva Val Polcevera è un caseificio torinese, la ditta Pugliese, che è pronto a ricevere il latte di Genova.
“A questo punto, per fortuna, la fase acuta dell’emergenza pare lasciata alle spalle, adesso però vann cercate soluzioni durature e remunerative per i produttori, per il dopo Parmalat”, dichiara Ivano Moscamora, direttore Cia ligure. Anche perché il futuro del latte alimentare é sempre più evidente ai produttori, consisterà nella produzione di formaggio o yogurt, oppure nella produzione di latte biologico, a causa dei bassissimi prezzi raggiunti dal mercato per l’alta competitività di latte straniero”.
Latte ‘cinese’, contaminato.
Basta solamente NON ACQUISTARE il latte della Parmalat.Nel giro di una settimana i francesi cambiano idea,e con il latte cinese Mao ci si fa i clisteri.Per farlo occorre però avere le PALLE…Cosa che negli italiani difetta.