La diga di Tabqa: il piano di ISIS per scatenare l’apocalisse

Vox
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I leader dello Stato Islamico vivono nei pressi della diga di Tabqa Dam, in Siria. Lì hanno raccolto le riserve di ISIS e i più alti capi del movimento, convinti, a ragione, che la struttura non possa essere bombardata: una sua distruzione comporterebbe una catastrofe per Iraq e Siria.
Se la diga venisse distrutta, gran parte dell’Iraq verrebbe inondato, mentre metà della Siria resterebbe senza elettricità. Un disastro ecologico da un lato e una catastrofe umanitaria dall’altro. Che nessuno si può permettere. Sarà, in caso di disfatta, l’ultima ridotta islamica. E se sarà la fine, porteranno con loro milioni di morti.

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La diga è sotto il controllo jihadista dal 2013. Costruita nel 1970 con l’aiuto della Russia, trattiene il più grande bacino artificiale della Siria, il lago Assad. Secondo il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, la diga è posta sotto stretta sorveglianza dai jihadisti, che la usano anche per limitare il flusso dell’Eufrate, limitando l’accesso all’acqua per gli iracheni nella provincia di Anbar.