Deputato stuprato da profugo: “Non è colpa sua”

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Il fanatismo dell’accoglienza è, prima di tutto, una perversione di natura sessuale. Il desiderio inconscio – ma nemmeno troppo – di farsi dominare: una sorta di sodomizzazione ‘mentale’. E culturale. Ma non sempre, a volta, la sodomizzazione è anche materiale. E soddisfa i fanatici. E’ il caso esemplare di un politico norvegese di ‘sinistra’, tal Karsten Nordal Hauken, che brutalmente violentato e sodomizzato da un profugo somalo, si “sente in colpa per il fatto che l’uomo sarà espulso al suo paese d’origine dopo aver scontato quattro anni di carcere”.

masochista

Hauken scrive che dopo essere stato violentato è caduto in una profonda depressione, tra alcolismo e fumo di droga.

Dopo che la prova del DNA ha confermato l’africano essere lo stupratore, l’uomo è stato condannato a quattro anni e mezzo di carcere. Poi l’espulsione.

Ma ora Hauken appreso che l’uomo sta per essere espulso si sente in colpa:

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Ho un forte senso di colpa e di responsabilità. Per colpa mia sarà rispedito in Somalia. Aveva già scontato la sua pena in carcere. Dovrebbe ora essere punito di nuovo? E questa volta molto di più?

Io sono un uomo eterosessuale, e sono stato violentato da un altro uomo. Per capire come questo possa accadere, bisogna andare oltre i pregiudizi.

Ho imparato che la cultura da cui lo stupratore viene da è così totalmente diversa dalla nostra. Nella sua cultura gli abusi sessuali soprattutto quando non si fa sesso da troppo, sono normali. E non è considerata come un atto omosessuale essere colui che esercita il potere e lo stupro.

Non sento rabbia verso di lui. Ma io ho in una certa misura accettato che lui è responsabile delle sue azioni. Questo era difficile. Perché lo vedo come il prodotto di un mondo ingiusto. Un prodotto di un’educazione segnata da guerra e privazioni.

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Io rimango convinto che loro hanno bisogno del nostro aiuto. Voglio che continuiamo ad aiutare i rifugiati dopo che uno di loro mi ha stuprato.

Delirante. Come tutti quelli che appoggiano l’invasione. Non è una questione politica, ma psichiatrica.