Scabbia dilaga in scuola bresciana, Preside minaccia chi pubblica notizia: “E’ riservata”

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Si, è il primo aprile, quindi si sarebbe portati a credere ad uno scherzo. E invece no. La realtà ormai è peggio di uno scherzo. Basta leggere l’articolo di un giornale locale di Brescia, per capirlo: www.bresciatoday.it/cronaca/brescia-Sraffa-scabbia.html

BRESCIA – Centinaia di studenti accalcati in strada, per chiedere spiegazioni alla preside. Una protesta di massa, originata dal panico per i 5 casi di scabbia che si sono registrati in una classe delle superiori, nell’istituto Sraffa di via Comboni. I ragazzi hanno accusato la dirigente scolastica di non averli informati: “Abbiamo appreso la notizia da Facebook”, hanno ripetuto in coro.

Invocata dagli alunni, la dirigente scolastica, Maria Piovesan, è uscita nel cortile per incontrare i rappresentati d’Istituto, cercando di riportare la calma e spiegare che non c’era alcun reale pericolo: “Come ho detto questa mattina ai miei alunni – spiega la dirigente – ho saputo dei casi di scabbia giovedì santo, quando la scuola era chiusa per le vacanze. Ad informarmi è stata la mamma di una ragazza che ha contratto la malattia. Ho immediatamente chiamato l’Asl per sapere cosa fare e mi è stato detto che sarebbero stati loro ad occuparsene, come prevede il protocollo”.

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“Inoltre – continua -, mi è stato spiegato che il rischio di contagio dura solo 72 ore, quindi non c’era motivo di diffondere la notizia, perché il problema si sarebbe risolto prima del rientro dalle vacanze. Mercoledì 30, quando sono riprese le lezioni, sono intervenute tre dottoresse dell’Asl nella classe interessata, per spiegare ai ragazzi la profilassi da seguire. Indicazioni che oggi sono state pubblicate sul sito della scuola. Intervenendo prima avrei rischiato di scatenare una psicosi: non ci sono restrizioni e i ragazzi che hanno contratto la malattia potrebbero già tornare a scuola. Ovviamente ho scritto ai bidelli di intensificare le pulizie . Il vero pericolo i ragazzi lo hanno corso questa mattina, restando accalcati in strada con le auto che volevano passare: tra loro c’erano anche 60 disabili.”

Pare che a diffondere la notizia su Facebook non sia stato né un alunno, né un genitore o un insegnante: per vederci chiaro la dirigente ha inviato una segnalazione alla Polizia Postale.

Notizia vera, che la preside voleva tenere nascosta. Chi ha diffuso la notizia va premiato, non certo ‘indagato’. Patetica la scusa delle ’72 ore’. Perché è evidente che altri potrebbero essere stati contagiati prima, e magari sarebbe stato opportuno avvertirli.

E comunque, studenti e insegnanti hanno tutto il diritto di sapere che tipo di scuola frequentano.