Lo avevamo scritto ieri, Brescia sarà la prossima Molenbeek
Il bancone di legno fine Ottocento, il pavimento in seminato veneziano, l’adesivo «Negozio storico» appiccicato alla vetrina: tutto finito, la pulizia etnica del PD a Brescia prosegue. Il fax è stato spedito giovedì. Oggetto: «Denuncia alla Soprintendenza»
«Con la presente sono a denunciare l’inizio di un’attività volta alla trasformazione dell’ex farmacia Caponati di corso Garibaldi 19 in un bar. I lavori vengono eseguiti senza alcun criterio, a serrande abbassate e senza cartello di autorizzazioni esposte». Cordiali saluti, l’amministratore del palazzo Domenico Positano Di Donna.
«E il proprietario del negozio – fa sapere Di Donna – l’ha affittato a degli indiani che hanno cominciato i cantieri nelle scorse settimane: stanno rovinando la facciata del palazzo e uno dei pochi locali storici rimasto in corso Garibaldi. Il nuovo inquilino vuole togliere la vetrina di legno, le porte sono divelte, e metterne una in alluminio senza alcuna autorizzazione. La facciata del palazzo è vincolata, dentro ci sono affreschi del Settecento». Oltre al fax spedito alla Soprintendenza, Di Donna ha mandato una petizione alla Loggia: «L’immobile rappresenta uno dei pochi esercizi antichi che ha mantenuto le storiche facciate e insegne. Il nuovo affittuario ha chiaramente espresso l’intenzione di voler stravolgere l’attuale negozio per realizzare un bar con servizio di fast food a base di kebab».
In allegato, 130 firme: la sua e quella di altre persone, inclusi gli inquilini del palazzo, che chiedono di «preservare un pezzo di storia di quello che è stato corso Garibaldi con i suoi antichi esercizi commerciali, vetrine antiche, affreschi sulla volta». Infine: «Chiediamo che il primo firmatario (l’amministratore del palazzo, ndr) venga convocato dalla Commissione commercio per un’audizione». Risposte: zero. «Ma so che un tecnico del Comune è passato in negozio giovedì: oggi (ieri per chi legge, ndr) i lavori sono fermi». «Il problema andava risolto prima della segnalazione» fa sapere Marco Fasser, architetto della Soprintendenza. «Passerò in corso Garibaldi appena possibile: interverremo nel caso stiano coprendo affreschi o decorazioni. Ma a quanto mi risulta, quello è un negozio storico non vincolato: spetta alla Loggia decidere sui cantieri». Le prescrizioni sono in un decreto del 1956. Due articoli di divieti e il timbro del ministero della Pubblica istruzione. Alla lettera: «È fatto divieto di eseguire opere che possano danneggiare la luce o la prospettiva, o comunque le condizioni di ambiente e di decoro del monumento. Qualsiasi progetto di lavoro dovrà essere sottoposto al preventivo esame della Soprintendenza».
Bozze e planimetrie spedite all’ente dai nuovi inquilini: zero. Carte, documenti e vincoli sono stati mandati agli avvocati. «I condomini – dice Di Donna – hanno incaricato un legale di fermare quello scempio».
Diversi responsabili. Il sindaco, che permette lo scempio, quando basterebbe un’ordinanza simile a quella di Verona, per evitare il danno, e soprattutto il proprietario senza scrupoli, che svende l’identità in cambio di soldi.