Assolto: si possono affiggere cappi contro Kyenge

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Il Gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ha disposto il non luogo a procedere nei confronti del segretario regionale di Forza Nuova, Marco Forconi, con riferimento ai cartelli di protesta affissi fuori la sede della Provincia di Pescara in occasione della visita a dell’ allora ministra Kyenge. Dopo l’intervento dell’avvocato del foro dell’Aquila, Maurizio Dionisio, il giudice ha riconosciuto l’ inapplicabilità della legge Mancino. Legge già di per sé liberticida e incostituzionale.

Finisce così una vicenda bizzarra.


 

PROTESTÒ CONTRO LA KYENGE: MAGISTRATO LO VUOLE IN CARCERE

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Richiesta di rinvio a giudizio per Marco Forconi, coordinatore regionale di Forza Nuova in Abruzzo. Per cosa? Per avere ‘esposto cartelli di protesta contro la congolese’.

L’uomo è accusato di ‘esposizione di simboli razzisti e minacce aggravate a fini di razzismo‘. Sembra di leggere uno scioglilingua demenziale: ai fini di razzismo? E che cosa significa? Una – eventuale – predisposizione emotiva può essere reato?

I fatti risalgono al lontano 15 luglio del 2013, quando fuori dal palazzo della Provincia di Pescara, arrivò con codazzo di scorta milionaria, la Kyenge. Per protesta, furono affissi una serie di manifesti firmati Forza Nuova e cappi che simbolizzavano gli italiani morto per mano di immigrati.

Nel dettaglio, nella bizzarra richiesta di rinvio a giudizio emessa dal pubblico ministero della Procura di Pescara, tal Giuseppe Bellelli, è scritto con una buona dose di fantasia «sui pali segnaletici prospicienti il palazzo della Provincia sono stati affissi due cappi in corda con nodo scorsoio, tipici dell’impiccagione e dell’organizzazione razzista denominata Ku Klux Klan e alcuni manifesti con la scritta: immigrazione cappio dei popoli». Le indagini avrebbero accertato che il materiale è stato ideato e affisso dallo stesso Forconi, che ascoltato dagli inquirenti non avrebbe negato, ma avrebbe sminuito la portata del messaggio intimidatorio. Sui manifesti che accompagnavano i cappi si leggeva «Immigrazione, cappio dei popoli. Ad ogni terra il suo popolo, ad ogni popolo la sua terra». Il materiale era stato subito rimosso dalla famigerata Digos, la polizia politica di stampo sovietico.