Ieri mattina la Giunta comunale di Torino, su proposta del vicesindaco, la solita Elide Tisi, di concerto con gli assessori Gianguido Passoni, Enzo Lavolta e Giuliana Tedesco, ha dato il via libera a un protocollo d’intesa tra Città di Torino e Amiat (che è controllata dal Comune), che offre l’opportunità a profughi e rifugiati di svolgere lavori al posto degli italiani.
Le attività previste sono spazzamento di aree verdi e marciapiedi, svuotamento dei cestini, raccolta di foglie e di rifiuti sparsi e altri piccoli lavori utili a tenere pulita e in ordine la città. Le attività saranno organizzate in moduli di dodici settimane ciascuno, coinvolgendo, per ogni modulo, venti persone con un impegno, per ognuna di loro, di 6 ore ogni sabato mattina. Saranno organizzati in squadre miste costituire da migranti e dipendenti dell’azienda raccolti rifiuti e opereranno in strade e piccoli spazi verdi di tutte le Circoscrizioni cittadine.
Il Comune di Torino afferma trattarsi di lavoro svolto ‘gratuitamente’. Una bufala: il lavoro dei ‘profughi’ non è ‘a titolo gratuito’ come millantano i vari media di distrazione di massa. Sia perché i comuni pagano le loro assicurazioni e contributi, sia perché ricevono vitto, alloggio, benefit e paghetta.
Esulando dal caso in particolare. Sta avvenendo, a livello nazionale, su mandato del governo, qualcosa di gravissimo. Si attivano i prefetti per trovare lavoro ai profughi (in realtà giovani maschi africani considerati clandestini ovunque) che vanno giocoforza a sostituire lavoratori italiani ai quali non viene rinnovato il contratto a termine. Le società che lo fanno ci guadagnano, perché non li devono pagare: li paghiamo noi contribuenti con vitto, alloggio, vari benefit e paghetta. Possibile che nessun magistrato indaghi questo scempio che avviene alla luce del sole?