La Silicon Valley da tempo è diventata un potere così grande da essere in grado di influenzare le decisioni di Washington, spesso in netto contrasto con la politica. E si sa, il primo desiderio dei colossi informatici è proteggere l’arrivo di lavoratori low-cost e la produzione in Cina libera da dazi, tutte cose che con Trump cesserebbero di essere.
Secondo i media americani, l’amministratore delegato di Apple Tim Cook si è incontrato in segreto con il cofondatore di Google, Larry Page, e con l’a.d. di Tesla e SpaceX, Elon Musk, per mettere in campo una strategia per fermare la corsa di Donald Trump verso la nomination del partito repubblicano.
I tre si sarebbero visti in una località costiera della Georgia dove avrebbero incontrato esponenti di spicco del partito repubblicano. Non è un segreto che l’establishment corrotto del Grand Old Party sia da tempo preoccupato per l’ascesa di Trump, un’ascesa inaspettata per il partito, frutto di un errore di valutazione: la maggior parte dei politici repubblicani credeva infatti che il miliardario di New York si sarebbe spento alla prima prova seria delle primarie.
A tal proposito, c’è il bellissimo articolo di Patrick J. Buchanan, voce dell’identitarismo americano.Nel quale si chiede se gli oligarchi riusciranno, con il loro denaro, ‘comprarsi i cuori degli elettori’ attraverso massicce campagne pubblicitarie, di quelle che già sono partite nelle ultime settimane.
L’articolo si conclude così:
Riusciranno i milionari e miliardari che appoggiano l’apertura delle frontiere, l’immigrazione di massa, la globalizzazione e lo scioglimento degli stati nazionali in collettivi transnazionali a sopraffare con i loro milioni spesi in annunci pubblicitari il movimento patriottico sorto quest’anno per la meraviglia dell’America e del mondo?
L’orgogliosa rivolta democratica del 18° secolo: “Ecco, signore, qui il Popolo è sovrano!” ha ceduto il passo al dominio degli oligarchi?