Usando cannoni ad acqua e gas lacrimogeni la polizia turca ha fatto irruzione ieri sera nella sede del giornale ‘Zaman’, dopo che un tribunale ha deciso di commissariare il gruppo editoriale che controlla il quotidiano d’opposizione più diffuso della Turchia.
La polizia ha disperso i manifestanti che si erano radunati al di fuori della sede di Istanbul del giornale, per poi rompere un cancello ed entrare nell’edificio per scortare all’interno i manager nominati dal tribunale e cacciare i dipendenti del quotidiano.
L’accusa rivolta al gruppo editoriale Feza è di “propaganda terroristica” a favore del presunto “Stato parallelo” creato dal magnate e imam Gulen, ex alleato diventato poi nemico giurato del presidente turco Erdogan.
“Una pagina nera per la storia della democrazia”. Così il direttore di Zaman, Abdulhamit Bilici, ha commentato l’irruzione della polizia nella sede del giornale d’opposizione ieri sera. Nonostante le forze dell’ordine abbiano fatto evacuare con la forza giornalisti e impiegati presenti nella redazione, sul sito del quotidiano commissariato da un tribunale è stata pubblicata la cronaca dell’irruzione con immagini che mostrano l’uso di gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti radunati fuori dalla redazione. “La polizia non ci ha fatto accedere alla nostra redazione. E’ dispotismo puro!”, ha twittato Sevgi Akarcesme, direttora della versione online del quotidiano Today Zaman. “Il governo turco ha sequestrato una delle ultime voci critiche della Turchia… E’ la fine della democrazia”, ha commentato il giornalista Emre Soncan sul social dove l’hashtag #Zaman Daily sta diventando uno dei più popolari. “Un esercito di polizia dentro Zaman”, ha twittato un altro giornalista.
La Commissione Ue finge “grande preoccupazione” ciò che sta accadendo in Turchia al quotidiano Zaman. Così su twitter il commissario Ue all’allargamento Johannes Hahn (cioè colui che si occupa dell’ingresso della ‘democrazia’ turca in UE). Una vicenda, sottolinea, che “mette in discussione” i progressi fatti da Ankara in altri settori.
Fethullah Gülen è un critico del presidente islamista Recep Tayyip Erdoğan: faida tra diverse correnti dell’Islam.
Fethullah Gulen, dall’enclave turca di Erzurum emigrò negli Stati Uniti in seguito al colpo di Stato dell’esercito del 1997. Dal suo autoesilio in Pennsylvania, Gulen si è ritagliato un ruolo cruciale, che gli consente di esercitare una forte influenza sull’esecutivo di Ankara. Proprio negli Stati Uniti, Gulen ha fondato l’organizzazione Hizmet (“servizio”), che è riuscita ad inaugurare oltre 130 scuole private in 25 differenti Stati americani in seguito ad un accordo con le autorità locali, che si sono impegnate a contribuire al finanziamento degli istituti con denaro pubblico.
Questa organizzazione, attiva anche in Germania e in un centinaio di altri Paesi, propugna una versione riveduta e corretta di Islam, volta a rendere tale religione compatibile con i principi liberali che dominano in Occidente. Fortemente sospettata di godere del supporto attivo di una parte consistente degli apparati di sicurezza e intelligence statunitensi, Hizmet è stata bandita da tutti i Paesi aderenti alla Comunità degli Stati Indipendenti nel 2006. Anche se Erdogan non può essere considerato un “seguace” di Gulen, l’influenza che Hizmet ha esercitato sul governo turco è palese, specialmente alla luce del processo di islamizzazione della società.