“Un ulteriore incremento di trasferimenti dal settore pubblico la cui provvista ricadrebbe sulla fiscalità generale”
Se con gli sgravi contributivi non ci saranno “incrementi occupazionali effettivi” ma prevarranno come ora le trasformazioni di contratti esistenti in rapporti di lavoro a tempo indeterminato sarà necessario “un ulteriore incremento di trasferimenti dal settore pubblico la cui provvista ricadrebbe sulla fiscalità generale”.
Con queste parole, la Corte dei Conti, nella sua relazione sull’ Inps negli anni 2013-2014, smonta il Jobs Act: non crea lavoro vero, trasforma solo contratti già esistenti, e finché durano gli sgravi.
La Corte infatti esprime preoccupazione sulla possibilità che al termine del triennio di sgravi totali previsti per le assunzioni a tempo indeterminato fatte nel 2015 ci sia un aumento delle “cessazioni” di contratto con una crescita delle prestazioni a sostegno del reddito come l’indennità di disoccupazione.
“Sull’andamento delle entrate contributive – scrive la Corte – occorrerà peraltro valutare gli effetti nel 2015 della recente adozione di interventi di esonero contributivo per le nuove assunzioni con contratto di lavoro a tempo indeterminato previsti dalla legge di stabilità 2015 e dalle disposizioni del d.lgs. n. 81 del 20154; infatti, qualora da tali misure non derivi un effettivo incremento occupazionale – e le nuove assunzioni siano ascrivibili a mere trasformazioni della durata e della natura contrattuale di rapporti in essere – il mancato introito di risorse proprie per effetto della decontribuzione richiederebbe un ulteriore incremento di trasferimenti dal settore pubblico la cui provvista ricadrebbe sulla fiscalità generale”. Inoltre,prosegue la Corte «tenuto conto del periodo massimo di trentasei mesi di durata dell’esonero dal versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro, la scadenza delle agevolazioni potrebbe determinare un incremento delle cessazioni dei rapporti di lavoro – instaurati o trasformati in funzione della decontribuzione – con conseguente ricorso alle prestazioni a sostegno al reddito e all’adozione di misure per la ricollocazione dei lavoratori»
L’Inps è quindi a rischio, non ci sono abbastanza lavoratori che versino contributi che vanno in pensioni attuali. Figuriamoci nel futuro! E attenzione, non perché non ci sono giovani, ma perché i giovani non trovano lavoro. Cadono quindi anche le bufale sugli ‘immigrati ci pagheranno le pensioni’.