Comune di Torino paga lo stipendio ai profughi, la sera a letto dai preti

Vox
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Sono fuggiti da guerre inesistenti. Si chiamano Omar, Sidi, Wassem e Jussuf i quattro finti profughi che da fine anno vivono, a spese nostre, nelle camere dei Salesiani di San Benigno. Sono tutti di religione musulmana, ma non è un problema: sono giovani e maschi.

Don Vincenzo Caccia e i suoi confratelli, hanno deciso di aprire le porte delle loro camere in collaborazione con il Comune di Torino e la Pastorale Migranti della diocesi torinese.
Si chiama Sprar (sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati) e prevede l’erogazione di una borsa lavoro per un anno. In poche parole, grazie alla disponibilità di alcune aziende del territorio, i richiedenti asilo hanno la possibilità di lavorare, ma è il Comune di Torino ad erogare lo stipendio. Vitto e alloggio lo paghiamo noi.

Omar ha 20 anni è ghanese. Si trovava in Libia per lavoro quando è scoppiata la guerra. Invece di andare in Ghana, ha pagato migliaia di euro per venire in Italia: ripagato con gli interessi.

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Sidi ha 23 anni e arriva dal Mali, non ci sono guerre. Wassem è pakistano e ha 27 anni, inutile dire che non è un profugo, e vorrebbe crearsi un futuro a casa nostra, a spese nostre, intanto è tanto ‘amico’ dei preti che lo ospitano.
Jussuf arriva dall’Aghanistan e ha 53 anni, tra poco andrà in pensione a spese nostre. Ha dovuto, dive, lasciare la sua casa, una moglie e sei figli, a causa del regime talebano. Ma non c’è un regime talebano, in Afghanistan.

“A dire il vero – spiega contrariato don Vincenzo – li vediamo poco, stanno via tutto il giorno per lavorare. Portano via un pranzo al sacco, cenano con noi e poi vanno a dormire. La loro è una giornata pesante”.

Wassem lavora in un’autodemolizione, Sidi fa l’elettricista, Omar lavora in un’azienda di San Benigno. Tutti lavori che gli italiani non vogliono fare, ovviamente. E per i quali le aziende non li pagano, li pagano i contribuenti. Sarebbe interessante scoprire per chi lavorano, siamo pronti a scommettere che hanno qualcosa a che fare con il PD. La storia è raccontata da un giornale locale, ovviamente con una serie di menzogne come la guerra in Pakistan e Ghana, ad esempio.