Per Bloomberg Draghi è al capolinea

Vox
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Secondo la più importante agenzia finanziaria del mondo, Bloomberg, Mario Draghi è arrivato al capolinea.
Al presidente della Banca centrale europea, infatti, restano soltanto due settimane per un piano di stimolo che tenga conto di due aspettative incompatibili: che non deluda gli investitori (drogati in crisi di astinenza) e i ‘tedeschi’ nel board di BCE che non vogliono altra liquidità immessa nel sistema dei bond periferici.

Il consiglio direttivo della Bce si riunirà il 9 e 10 marzo prossimi nelal sede centrale di Francoforte per stabilire se i tassi d’interesse negativi e i 60 miliardi di euro destinati ogni mese all’acquisto di debito sovrano siano abbastanza per rilanciare l’inflazione all’interno della zona euro. Ovviamente, non lo sono, visto che i dati sull’inflazione sono drammaticamente vicini alla deflazione nell’eurozona, e gli acquisti di titoli di stato per 60 miliardi di euro al mese non stanno provocando alcuna reazione positiva, nè nell’economia dell’area dell’euro, nè, come detto, per ristabilire un’inflazione prossima al 2% annuo.

Con un ulteriore taglio ai tassi d’interesse gia’ dato per scontato e dunque prezzato dai mercati, principalmente Draghi (e i suoi colleghi, tra i quali il rappresentante della Bundesbank, contrario già ora al QE, figuriamoci ad altri stimoli inflattivi) deve trovare il modo di proporre il quantitative easing in una nuova luce.

Il presidente della Bce ha gia’ dichiarato che “non ci sono limiti” alle misure che l’istituto adottera’ entro i limiti del suo mandato, ma Bloomberg – in una lunga nota d’agenzia – sottolinea come quei limiti, di fatto, siano ormai già stati raggiunti: i tassi d’interesse sotto zero portano con sè pesanti rischi, ed espandere ulteriormente il programma di acquisto dei titoli di debito sovrano “è piu’ facile a dirsi che a farsi”, specie considerate le resistenze che la Bce gia’ sconta da parte di paesi come la Germania.

“Espandere ulteriormente l’easing quantitativo – sottolinea Bloomberg – sarebbe molto difficile”.

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“Significherebbe gettare dalla finestra il libretto delle istruzioni – sostiene James Nixon, economista presso Oxford Economics Ltd -. Quindi, dubito che l’Eurotower ricorrerà a una misura così eclatante a meno di una situazione davvero grave”.

Un’altra opzione potrebbe essere l’eliminazione del “capital key” che porta la Bce a dipendere, per sostenere i debiti dei paesi più in difficoltà, dalle obbligazioni di quelli che invece sono finanziariamente più solidi, a partire dalla già citata Germania.

Ciò consentirebbe di acquistare una maggior quantità di debito pubblico da paesi come l’Italia. Il rischio, però, è che la Bce dia l’idea – e infatti sarebbe così – di favorire i Paesi che hanno perseguito politiche finanziarie e di bilancio “meno assennate” secondo ovviamente i criteri tedeschi.

La Bce potrebbe anche estendere il Qe ad altre categorie di prodotti finanziari, ad esempio le obbligazioni corporate, ma il debito aziendale disponibile potrebbe non essere sufficiente.

Alla fine, la Bce potrebbe lasciare immutato il Qe e affidarsi solamente all’intervento sui tassi di deposito, col rischio però di trascinare al ribasso i mercati di cui deluderebbe le aspettative.

Intanto, i rischi che l’economia globale scivoli in recessione sono in aumento. ”Siamo in un contesto molto precario per la crescita globale e i mercati dopo due o tre anni di relativa calma”. Lo afferma Citigroup in una nota, sottolineando che il ”recente deterioramento delle prospettive globali e’ legato al moderato peggioramento delle prospettive per le economie avanzate, a un aumento dell’incertezza e a una strette delle condizioni finanziarie”. I fondamentali restano deboli con i timori per il rallentamento strutturale e ciclico in Cina, dove il regime dei tassi di cambio e’ ”insostenibile”. Anche l’Fmi oggi ha evidenziato che ripresa globale si è ulteriormente indebolita a fronte di un aumento delle turbolenze finanziarie.