Corsi di formazione, divertimenti e lezioni. Tante le attività seguite dai 27 fancazzisti africani che vivono a spese nostre dal lontano settembre 2014 in un residence di Legnano, ii via Quasimodo. Un anno e mezzo a divertirsi a spese dei contribuenti, ospiti della cosiddetta onlus “Padri Somaschi”, che hanno presentato il progetto di seconda accoglienza a loro dedicato.
Perché mica si ferma il business.
A fare il punto della situazione, durante la commissione consiliare, Valerio Pedroni e Paola D’Ambrosio responsabili locali della Onlus “Padre Somaschi”. Con loro anche l’assessore ai Servizi sociali Gian Piero Colombo.
«Due dei 25 ospiti hanno ricevuto la protezione straordinaria e sono entrati nel progetto Sprar attivato a Milano – spiegano i due operatori -. Al loro posto sono arrivati due migranti del Mali. Un profugo è in attesa dell’esito della procedura per richiesta di protezione sussidiaria. I restanti 22, respinti in prima battuta, hanno presentato ricorso per ottenere il permesso umanitario». Avete letto? Solo due sono veri profughi. Gli altri hanno presentato ricorso, con avvocati pagati da noi, e continuano a gozzovigliare.
La convenzione per l’utilizzo della struttura di Amga è stata prorogata fino ad agosto 2016. «Lo spauracchio di rimanere senza sede è rinviato, la convenzione per l’utilizzo dello stabile è stata rinnovata – spiegano i volontari -. Nel frattempo continueremo a svolgere le nostre attività per rendere autonomi gli ospiti del centro e accompagnarli verso l’integrazione. Forte il riscontro da parte del territorio che ci ha offerto abiti, bici e mobili. In questi mesi i ragazzi hanno partecipato alla vita del territorio, si sono presentati e raccontato la loro vita nelle scuole».
Una novità importante, offerta dalla nuova legge, è la possibilità per tutti gli ospiti con permesso di soggiorno di lavorare. «L’ideale sarebbe che questi profughi possano accedere al progetto di seconda accoglienza – raccontano i Padri Somaschi – che speriamo venga finanziato dal Ministero. Sarebbe per loro un ponte per arrivare nelle comunità già presenti e integrate sul territorio».
Capito? Sono qui per prendersi i vostri lavori.