Guardateli, sono gli stupratori pakistani di una bambina di 13 anni

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Dodici uomini. Dodici stupratori. Dodici bestie. I 12 pakistani che hanno stuprato in 13 mesi di orrendi abusi una ragazzina bianca inglese nello Yorkshire, tra il 2011 e il 2012 sono stati condannati oggi ad un totale di 140 anni di galera. Lo riporta la BBC.

Nella zona dove l’abuso ha avuto luogo, proteste da parte dei membri della comunità musulmana che credono ‘bisogna essere in due in uno stupro’, come dire che, in fondo, la colpa è della bambina che li ha provocati.

Il capo della banda, Ahmed Al-Choudhury, è però sfuggito la sentenza e ora vive in Bangladesh dopo essere fuggito all’inizio delle indagini nel 2012. Nella foto sono (da sinistra a destra, dall’alto) Tanqueer Hussain, 23 anni, che è stato imprigionato per 13 anni, Bilal Ziarab, imprigionato per 12 anni, Nasir Khan, 22 anni, incarcerato per 13 anni, e Yasser Kaibir, incarcerato per 15.
Nella riga successiva Zain Ali, 20 anni, che è stato incarcerato in un istituto per delinquenti minori per otto anni, Mohammed Akram, 63, incarcerato per cinque anni, Khalid Mahood, 17 anni, e Hussain Sardar, sei anni in un’istituzione minorile.
Sulla riga in basso Israr Ali, condannato a tre anni e mezzo come minore, Faisal Khan, 27, e Saqib Younis, entrambi imprigionati per 13 anni, e Sufyan Ziarab, incarcerato per 15 anni.

Per due anni, è stata in balia dei suoi aguzzini islamici, che l’hanno usata come loro oggetto sessuale. Intontendola con la droga e torturandola per costringerla a fare sesso con loro e con altri.
L’Inghilterra è l’Italia tra due decenni di immigrazione intensa alla Renzi. Per questo, oltre che per la barbarie del fatto in sé ne parliamo.

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VIOLENTATORI

La bambina, inglese e figlia di genitori separati di un quartiere degradato dall’immigrazione, era stata adocchiata da uno dei suoi futuri stupratori, lo spacciatore Ahmed Al-Arif Choudhury (quello fuggito). Ed era finita ‘ingoiata’ in quel mondo: stuprata ovunque dalla banda, nella città di Keighley. Anche in un parcheggio sotterraneo e in un  cimitero cristiano. A spregio.

Questo è qualcosa che accade anche in Italia. Per ora con meno frequenza, mancando quel mix esistente in GB di entropia familiare e immigrazione ‘antica’. Ma ‘ci stiamo attrezzando’.

Mohamed Akram, 62 e Faisal Khan, 27 arrivano in tribunale
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Sono i più deboli a finire nelle grinfie dell’immigrazione. Sono i figli delle famiglie che non possono cambiare quartiere, a finire per ‘accompagnarsi’ con gli immigrati. E degradano. Diventano vittime.