REGGIO EMILIA – Solo controlli relativi ad un abuso edilizio, ma nessuno sgombero in via Gramsci ieri mattina dove la Polizia municipale ha effettuato un sopralluogo. Ci mancherebbe che sgomberino dei clandestini abusivi, a Reggio Emilia, patria dell’illegalità emiliana.
Gli agenti e i tecnici comunali si sono mossi dopo una segnalazione pervenuta dalla Curia vescovile (proprietaria dell’immobile) relativa ad un presunto abuso edilizio e ad un’attività non autorizzata di riparazione di biciclette. I clandestini fanno anche i negozi abusivi, ma non li sgomberano, agli Italiani mandano Equitalia.
Nello stabile e’ stata accertata la presenza di cittadini di origine non italiana, informa il Comune. Ma pensa.
Dal controllo non e’ tuttavia emerso alcun abuso. Solo i clandestini e il negozio abusivo. Nulla di ‘strano’ per il PD.
E non e’ stato svolto alcuno sgombero di persone per mancanza dei presupposti di legge. Nonostante cio’ una trentina di persone circa, compresi gli stessi stranieri, hanno inscenato un breve presidio di protesta davanti al municipio.
Scrive un giornale locale:
La vicenda è seguita anche dal circolo Sel Loukanikos: «La polizia municipale ha cercato di sgomberare l’ex formaggeria di via Gramsci 44. Un capannone abbandonato da anni, utilizzato, da maggio 2014, per progetti di mutualismo ed accoglienza da diverse realtà sociali (Città Migrante Ciclofficina Raggi Resistenti, Arsave – Laboratorio per la città che vogliamo). Anche noi eravamo lì. Si tratta di un’occupazione che valorizza l’Area Nord, sempre più in via di sviluppo, e che pone al centro l’emergenza della marginalità, anche questa sempre più in via di sviluppo. Per questo come circolo abbiamo sempre sostenuto l’occupazione, partecipando o sostenendo le attività svolte all’interno. Attività senza scopo di lucro.
La proprietà dello stabile è la Diocesi di Reggio e Guastalla o meglio, l’ufficio per il sostentamento del Clero, con il quale gli occupanti si erano impegnati a mantenere i rapporti: visto che all’interno vivono alcuni profughi ci saremmo aspettati anche noi che la Diocesi avvisasse per tempo le proprie intenzioni, senza precipitarsi con 7/8 agenti della Municipale (usciti per una segnalazione di “abuso edilizio” fatta proprio dalla Diocesi, non ne troviamo proprio il senso).
Visto che stiamo parlando di integrazione, accoglienza, mutualismo e fragilità pensiamo che si possa trovare un serio accordo tra Diocesi e realtà occupanti, soprattutto se l’Amministrazione giocherà un ruolo da mediatrice. Stiamo parlando di vite, tutto ciò va al di là della vendita di uno stabile. Questo è quello che chiediamo ai nostri rappresentanti: di aprire un tavolo tra le parti, perché non è in gioco il futuro di un capannone dismesso (c’è realmente un progetto?) ma l’idea di città che vogliamo. Una domanda vogliamo però farla alla Diocesi: l’ex casa dei Gesuiti a Baragalla risulta completamente vuota, è possibile eventualmente attivare progetti sociali all’interno? O vi deve aleggiare solo lo Pneuma?».
Il PD e tutte le frattaglie ‘sociali’ che gli stanno intorno sono il non plus ultra della illegalità.