Pugnalate progressiste contro Israele: “Boicottare le università ebraiche”

Vox
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Aumentano le adesioni all’appello lanciato venerdì da 168 docenti progressisti di università di tutta Italia a boicottare le istituzioni accademiche israeliane, in particolare il Technion di Haifa per via del ruolo che «riveste nel supportare e riprodurre le politiche israeliane di espropriazione e di violenza militare ai danni della popolazione palestinese». In poche ore il numero delle adesioni è salito a quasi 200 e altri accademici hanno chiesto informazioni segnalando di poter firmare anche loro il documento.

Il che fa capire molto bene come l’industria intellettuale dell’olocausto sia solo uno strumento politico per ‘condizionare’ i nemici politici e l’elettorato. In realtà, ai progressisti, degli Ebrei non frega assolutamente nulla. A loro, gli Ebrei sono utili morti, come arma di ricatto politico, quelli vivi, li boicottano.

L’iniziativa italiana, che arriva dopo quelle prese negli ultimi due-tre anni da colleghi britannici e di altri Paesi occidentali.

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Il Technion, spiega il documento, «è coinvolto più di tutti nel complesso militare-industriale israeliano e un certo numero di atenei italiani ha stretto accordi di cooperazione» con l’istituto di Haifa.

«Questo appello, anche se non dovesse produrre effetti concreti, comunque dovrà circolare e raccogliere tante adesioni perchè occorre far riemergere la questione palestinese», ha detto al giornale che potrebbe essere definito antisemita Manifesto, il professor Angelo D’Orsi, ordinario di storia del pensiero politico all’Università di Torino.

«Si è abbassata la soglia di attenzione del mondo verso la questione palestinese», aggiunge D’Orsi «tutto viene dato per scontato, molti pensano che non si possa fare nulla (per i palestinesi, ndr) come non si può fare nulla per la pioggia che cade. C’è un generale venir meno del ruolo degli intellettuali. Il silenzio denunciato qualche anno fa da Asor Rosa è pienamente vigente. Gli intellettuali che parlano sono pochissimi e in più quando lo fanno si uniscono al coro dei potenti».