Disperato scrive a sindaco e prefetto: “Mio figlio circondato da spacciatori africani quando torna da scuola” – LEGGI

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Un cittadino veneziano, di Mestre, ieri ha scritto al prefetto e al sindaco chiedendo aiuto, ha paura per il figlio minorenne che deve uscire per raggiungere la scuola al mattino o per rientrare a casa.

«Vi scrivo perché sono molto preoccupato per l’incolumità di mio figlio, di sua madre e della mia», si legge nella lettera di F.B., rivolta alle istituzioni cittadine. «Mio figlio e sua madre abitano nella zona della stazione e mi reco quasi giornalmente nel condominio dove vivono per prendere o riportare mio figlio. Da qualche giorno gli stiamo insegnando ad andare a scuola da solo a piedi, trovandosi con i coetanei lungo la strada. Purtroppo come ben sapete nella zona della stazione di Mestre e nelle vie adiacenti la situazione “sicurezza” è decisamente fuori controllo, nonostante il pattugliamento quotidiano delle forze dell’ordine. E mi succede sempre più spesso di entrare o uscire dal portone di casa e trovarmi davanti uomini, prettamente di colore, che vendono e comprano droga, che bevono e a volte che si minacciano tra loro, coltello alla mano. Come faccio ad accedere in sicurezza all’abitazione? Come fa mio figlio piccolo ad andare a scuola senza il rischio di essere importunato o peggio? E la madre come può uscire in sicurezza? Come possiamo stare tranquilli in questa situazione?».

«Spesso chiamo il 113 (lunedì per l’ennesima volta) e segnalo quello che vedo».

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«La centrale manda una pattuglia, ma non è certo un metodo risolutivo, perché ovviamente appena questi malviventi scorgono in lontananza l’auto con i lampeggianti si disperdono, per poi tornare indisturbati dopo un paio d’ore o meno. Vi chiedo di prendere a cuore la situazione, di cercare insieme ai vostri collaboratori una soluzione. Secondo il mio modesto parere potrebbe essere utile l’installazione di telecamere di sorveglianza, perché la limitazione della libertà della mia famiglia è più che evidente e non è tollerabile».

Scrivere al prefetto per chiedere sicurezza, è come scrivere a Riina per problemi con il pizzo. Lo Stato non è più la soluzione, lo Stato è il problema. E non è riformabile. I suoi prefetti non sono al servizio dei cittadini, sono una capillare macchina dedita alla diffusione di giovani maschi stranieri sul territorio.