Boom di prostitute nigeriane in centri accoglienza italiani

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Mettiamola così, le uniche donne che arrivano come profughi, sono prostitute. Quasi tutte nigeriane. Sbarcano a Sud, con i canali del Viminale per i richiedenti asilo vengono allegramente «smistate» a Nord, molte a Milano e in Lombardia. E poi scompaiono, in gruppi di dieci, quindici, prelevate un pomeriggio da furgoncini bianchi.

Oppure escono al mattino e la sera rientrano con il telefono cellulare nuovo, le extension ai capelli, le unghie laccate e una disponibilità economica notevole. Tutte hotel profughi e strada.

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Lo si evince da diverse indagini, ma era prevedibile: un governo di magnaccia non poteva che favorire la prostituzione.

Nell’ultima importante indagine condotta dalla Mobile di Alessandro Giuliano – che per la prima volta dimostra la tratta di esseri umani e la riduzione in schiavitù – già emergono appoggi al sistema di protezione per richiedenti asilo: uno degli arrestati era domiciliato in un centro Sprar di Roma; e le ragazze appena arrivate in Sicilia, ospiti in un centro di prima accoglienza, avevano un numero di telefono da comporre per raggiungere San Giuliano Milanese.
Che la Lombardia sia una base è agli atti. La novità è che, negli ultimi mesi, la via della protezione internazionale sembra la più seguita. Un passaggio che si è ormai aperto e in cui si inseriscono tutti i criminali dell’Africa, con la collaborazione della nostra Marina e del nostro governo. E della Caritas.

Poi c’è il caso  del PROFUGO NIGERIANO CHE GESTIVA UN BORDELLO INSIEME ALLA SORELLA CLANDESTINA: LE PROSTITUTE ERANO 2 PROFUGHE NIGERIANE.

Arrivato in Italia su un barcone e ospitato all’ex caserma Prandina di Padova, per poi essere trasferito nel centro di accoglienza profughi di Bagnoli.

Eddisen Okurobu, nigeriano 20enne, era giunto in Italia con altre due connazionali per costringerle a prostituirsi: tutti e tre accolti come profughi. Ad aiutarlo, la sorella 33enne, Pamela Samuel, clandestina, già in Italia da un anno, con domicilio nel Novarese. E, ovviamente, il governo italiano.

La vicenda ha dell’incredibile.

La sorella faceva la prostituta per la sua madame – le magnaccia nigeriane – ma voleva mettersi in proprio. Anzi, voleva diventare lei la padrona. E qui entra in gioco il fratellino profugo. E’ lui a portare due ‘lavoratrici’.

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Le due nigeriane, sbarcate in Sicilia il 20 settembre, vengono subito trasferite alla Prandina dai bus del governo, a Padova, dove vivono a spese insieme al nigeriano. E dove vengono costrette a vendersi in strada sotto minaccia e rito vudù. In pratica, Renzi, Alfano e la Marina Militare sono fornitori di puttane.

L’immigrato era riuscito ad ottenere Asilo dopo essersi inventato di essere una delle vittime di un attentato avvenuto nella stazione degli autobus ad Abuja, in Nigeria, il 14 aprile 2014 (bilancio di 71 morti e 124 feriti), strage attribuita ai terroristi di Boko Haram. Una storia inventata che aveva preparato e studiato sul web: lui, infatti, in quel periodo, viva a Benin City, nel sud del paese. Ma i galoppini del governo lo hanno accolto sulla fiducia.

 

 

I nigeriani restano i principali migranti lungo la rotta che passa dalla Libia. Quindi approdano in Sicilia e restano in Italia, dove fanno richiesta d’asilo. Poi le donne battono. Gli uomini spacciano. In numeri sempre maggiori: 3.580 domande nel 2013; 10.135 nel 2014; 12.205 solo tra gennaio e settembre 2015. Sempre in cima alla lista delle nazionalità: i nigeriani.

 

Nessuno di loro ha ovviamente diritto di Asilo, ma anche se rigettate le domande, restano qui anni a spese nostre. E poi, comunque, rimarranno anche dopo da clandestini: tanto, con Renzi, non sarà più reato.

Non sono gli unici a farlo, vale di frequente anche per i richiedenti dal Senegal o dal Gambia. Le ragazze di Benin City, Nigeria, però, spesso molto giovani, sono sistematicamente attratte in Italia da una trappola di promesse e speranze che si rivela un avviamento alla prostituzione, che dura a lungo, in molti casi saldato con riti voodoo e «malefici».