Genova come Colonia: 50 profughi piazzati davanti a condominio famiglie

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Da una parte le famiglie, a soli trenta metri 50 giovani maschi africani: sono i nuovi ‘profughi’ che assedieranno il condominio di via Edera. A Genova.

«Non diventeremo il Bronx di Genova», dicono gli abitanti dei condomini nel quartiere di Quezzi, dove tra un mese si insedieranno a spese nostre invasori, nell’edificio appositamente ristrutturato dal Ceis, duemila metri quadri al civico 22, polo sociale che doveva ospitare minori e anziani, e invece ospiterà gli africani.

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C’è l’incubo di Colonia e la paura di rincasare la sera al buio, «io tengo in borsa un allarme per auto, chi mi sentirà?», spiega Marina Vella che anima il comitato. C’è il terrore della tubercolosi: «nessuno ci ha rassicurato sulle condizioni sanitarie degli ospiti», spiega una signora.

«Nella struttura ci sarà una sala di preghiera – riflette un altro residente – questo significa che presto si spargerà la voce, che altri fedeli verranno a pregare in questa moschea». C’è l’ombra nera del terrorismo, avranno una cucina a disposizione – aggiunge una donna dunque anche coltelli. E noi, come faremo a stare tranquilli? Diventeremo dei reclusi».

I residenti mostrano la collina verde, e le immagini ancora impresse sui telefonini della scorsa alluvione. «Un ulteriore via vai di persone in questa strada non può che essere pericoloso – ribadiscono – è una questione di sicurezza da tutti i punti di vista». All’incontro di ieri mattina, c’era anche Maurizio Monforte, amministratore del condominio al 19: «Una fabbrica di fuochi artificio non si mette in un centro privato – sospira – siamo molto preoccupati».