Allarme Giallo: crollano borse, quelle cinesi chiuse

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Crollano le Borse asiatiche: a Shanghai e Shenzhen per la seconda volta sono scattati i ‘circuit breakers’ per limitare le perdite. In tipico stile cinese, i due listini sono stati chiusi, e hanno rimandato a domani le perdite, segnando un calo di giornata del 7,3% e di oltre l’8%. Tokyo ha perso il 2,3% finale, Hong Kong in chiusura cede il 2,7%, Sidney ha chiuso in calo del 2,2%.

La mazzata arriva dalla nuova svalutazione della banca centrale cinese dello yuan (-0,5%). Non per la mossa in sé, ma per la consapevolezza della gravità della situazione.

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E violente le di vendite sulle Borse europee: Francoforte e Amsterdam perdono il 3,4%, Parigi il 2,8%, Londra e Parigi il 2,6%, con Milano che segna un calo dell’indice Ftse Mib del 2,5%. Ancora molto male i settori delle materie prime e dell’energia, seguiti da quello automobilistico (Volkswagen -4,8%). In Piazza Affari Unicredit e Mps cedono il 4%, tengono Poste (-0,5%) ed Enel (-0,9%)

La situazione economica peggiore del previsto in Cina, grande consumatrice di materie prime, fanno crollare il prezzo del petrolio già in calo nei giorni scorsi. Il greggio Wti cede il 4% a 32,6 dollari al barile fra forti scambi mentre il Brent cala a 32,75 dollari. Per alcuni analisti la soglia dei 30 dollari non è più così lontana.

La Cina, ancora una volta, esporterà deflazione in Europa.