Un altro italiano muore in strada. Al freddo. A 8 minuti dall’ormai noto hotel dei profughi, l’hotel Principe:
E’ morto su una panchina del parco Miralfiore Rocco, 42 anni pesarese. E’ stato trovato ieri mattina vicino all’ingresso di via Cimarosa da un passante che ha dato l’allarme alla Questura.
Una morte per arresto cardiaco, probabilmente un malore. Era ‘conosciuto’ dalla Caritas. Ma le parrocchie locali sono aperte ai profughi, finti, non ai laureati italiani.
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I servizi sociali del Comune non sapevano nulla di lui, troppo impegnati nell’accoglienza ai clandestini. E lui era un insegnante, un vuoto a perdere.
Era laureato in filosofia, ogni tanto qualche supplenza come maestro. E una fine da senza tetto. La morte al freddo, su una panchina.
AGGIORNAMENTO
Come potete leggere in un commento che segue l’articolo, a differenza di quanto scritto dai giornali locali:
Rocco non era un senzatetto ma un ragazzo con delle difficoltà e una famiglia che per quanto fosse possibile lo ha aiutato pur non riuscendo per come desiderassero.
Non cambia nulla, purtroppo. Ma era doveroso correggere. Cosa non fatta dal giornale locale:
http://www.ilmessaggero.it/marche/pesaro_senzatetto_44enne_laureato_filosofia_muore_parco-1463409.html
Che ha preferito far sparire l’articolo.
Fa sicuramenete molto bene alle testate giornalistiche romanzare sopra la pelle degli altri pur di vendere, pur di fare notizia, pur di conservare la poltrona. Fa tuttavia meno bene a chi, dopo aver perso un figlio, deve apprendere dai giornali una realtà distorta. Rocco non era un senzatetto ma un ragazzo con delle difficoltà e una famiglia che per quanto fosse possibile lo ha aiutato pur non riuscendo per come desiderassero. Non era un ragazzo che il giorno del decesso si trovava a qualche minuto di distanza dall’ hotel dei profughi come hanno scritto
Commento accorciato per rispondere ad un criterio di lunghezza. Quanto alla questione posta: l’articolo non fa altro che riprendere una notizia di agenzia. Dalla quale abbiamo anche omesso un particolare ulteriore che non ci pareva rispettoso e che non potevamo verificare. Che sia morto a 8 minuti dall’hotel che ospitava dei profughi è poi un’osservazione nata da un dato di fatto, è inconfutabile e non si capisce cosa ci sia da polemizzare. Le istituzioni hanno altri impegni, e abbandonano le famiglie italiane al loro destino. In questo caso, un giovane morto perché la famiglia non è stata sostenuta dalle autorità. Ci creda: noi diamo spazio a queste notizie perché ci fanno incazzare e soffrire. E perché pensiamo a chi ha perso un figlio, un padre o un fratello.
Questo ha scritto il giorno prima un giornale locale: PESARO – Senza tetto, una vita ai margini. E’ morto su una panchina del parco Miralfiore Rocco Bonaposta, 42 anni pesarese.
E’ stato trovato ieri mattina vicino all’ingresso di via Cimarosa da un passante che ha dato l’allarme alla Questura. Una morte per arresto cardiaco, probabilmente un malore. Era conosciuto dalla Caritas, viveva da clochard. Ma non dai servizi sociali del Comune. Era laureato in filosofia, in passato qualche supplenza come maestro. Poi una vita da senza tetto e la morte al freddo, su una panchina.
Il fatto che abbiate omesso altri particolari per rispetto alla madre è lodevole, anche perché non stiamo parlando di un personaggio pubblico per cui sarebbe stato normale leggere della sua morte. Ahimè, Rocco è diventato molto conosciuto, addirittura i telegiornali nazionali ne hanno parlato… Mi sbaglierò, ma penso che la sua morte non avrebbe fatto così scalpore se non fosse stato laureato, con qualche supplenza da maestro e se non fosse morto al freddo, non di freddo perché una casa l’aveva come pure una madre che,per quanto ne so(comunque più di molti giornalisti), ha fatto quel che poteva,per aiutarlo. E visto che sono di Pesaro mi permetto di confutare che l’hotel di cui parlate sia vicino a via Cimarosa, mi chiedo quale turista da viale Trieste, via dell’hotel, sia arrivato in passeggiata in via Cimarosa , forse in auto senza traffico! Vi invito a farla a piedi!
C’è una cartina nell’articolo, ognuno può decidere se è vicino o no. Si parla della stessa città, e il senso è ovvio a chi lo vuole comprendere. Per il resto vale quanto risposto a Donato: per noi il legame c’è, eccome, ma rispettiamo chi ha un’opinione diversa. Basta che non parli di ‘notizia inventata’ perché non ha senso.
Innanzitutto accorciare i commenti è a mio vedere una forma di censura. Io conoscevo Rocco, ho parlato con la Madre. Voi lo avete fatto? Se scrivono sul giornale che sua moglie la tradisce con un altro lei cosa fa? riprende la notizia e fa copia-incolla o verifica prima se e’ vera? E adesso mi dica: cosa ha a che fare l’accostamento di Rocco con i profughi? Niente, nada, nichts, nothing….Politica, profughi e istituzioni non hanno niente a che fare con un ragazzo che va al parco e muore di infarto. Scrivete piuttosto di tutti i veri clochard che muoiono GIORNALMENTE per strada perchè nessuno li aiuta. Guardate all’egoismo umano che preferisce adottare le bestie piuttosto che le persone facendo diventare le bestie quasi umane e gli uomini dei selvaggi abbandonati per strada.Sarà forse perchè le bestie non hanno mai niente da ridire?
Se avessimo voluto censurare, sarebbe bastato cestinare il suo commento. Semplice. Ci pare, però, che lei mischi la notizia nuda e cruda con l’averla messa in parallelo con la vicenda dei profughi, che è una nostra opinione. Il tutto, condito con un suo pregiudizio politico. A noi sdegna che il ragazzo sia morto in quel modo, mentre le istituzioni sono impegnate in altro, punto.
Noi rispettiamo la sua, secondo noi errata opinione, lei rispetti la nostra.