Profughi siriani si danno al commercio di droga

Vox
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I cosiddetti profughi siriani trasferitisi in Libano, nella valle della Bekaa, si sono dati alla coltivazione della droga. A rendere nota la storia, la fotografa libanese, Alia Haju.

La coltivazione è vietata in Libano, ma i profughi siriani se ne fregano: “Con un lavoro qualunque in Libano guadagni poco più di 600 euro l’anno, mentre con le droghe si guadagna oltre nove mila euro l’anno”, racconta Sharif, che si è dato al commercio.

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Una donna siriana, che coltivava cotone a Raqqa, racconta come gli abitanti della Bekaa abbiano un atteggiamento ‘razzista’ nei suoi confronti. Come dare loro torto, visto che hanno portato il traffico di droga.

Non accusiamo i profughi siriani, fanno quello che possono per vivere in una situazione complicata. Ma è evidente come gli effetti collaterali della loro presenza sono degrado e criminalità. E terrorismo. In Libano coltivano e vendono droga, la stessa cosa potrebbero farla in Europa. O peggio.