Francia come ISIS: giornalista condannato perché parla male di ISLAM

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Se la Francia non fosse totalmente persa nell’ossessione anti-razzista e nel fanatismo del politicamente corretto, non avrebbe subito uno dei peggiori attentati islamici di sempre.

Quindi non stupisce che Eric Zemmour, giornalista del Figaro sia stato condannato per quanto disse – ripetiamo: disse – in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera nell’ottobre 2014. Ieri, il tribunale correzionale(!) di Parigi lo ha condannato a tremila euro di multa per ‘istigazione all’odio contro i musulmani‘. Poveri terroristi.

Zemmour è finito in tribunale con l’accusa di “provocation à la haine envers les musulmans” per la denuncia di quelle associazioni francesi che sono complici delle stragi di Parigi. Complici perché è il loro novantagradismo a lasciare aperta la strada ai terroristi islamici. Parliamo delle famigerate Sos racisme e Licra, entrambe vicine al Partito socialista. Quasi azzerato dalle ultime elezioni regionali.

Disse, Zemmour: “Vivono tra di loro, nelle banlieue, i francesi sono obbligati ad andarsene”.

“Penso che ci stiamo dirigendo verso il caos. Questa situazione di popolo nel popolo, dei musulmani nel popolo francese, ci porterà alla guerra civile”.

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“Milioni di persone vivono qui in Francia, ma non vogliono vivere alla francese”.

Intanto, ‘grazie’ al fanatico estremista di sinistra Jean-Luc Mélenchon, Zemmour è stato cacciato dal palinsesto di i-Télé. Un po’ come in Cina.

Davanti al giudice, Zemmour non si è scomposto, e ha ripetuto: “i musulmani nelle periferie che si organizzano e che sono in via di secessione”.

Ma per il procuratore Annabelle Philippe, che farebbe invidia ai suoi colleghi di Ninive, “le dichiarazioni di Zemmour, recidivo, molto ascoltato hanno per obbiettivo principale quello di opporre i musulmani ai francesi”.
“Ci si può domandare se non abbia per caso come obiettivo quello di crearla questa guerra civile, di far di tutto affinché possa scoppiare”.

E’ già scoppiata. E ha fatto 130 morti. Sulla coscienza di anti-razzisti, giornalisti lecchini, politici, procuratori e giudici.