L’immigrato di ISIS arrestato a Bari e i legami con il profugo mantenuto a Merano da Renzi

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Majid Muhamad, l’iracheno arrestato ieri dalla polizia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, era – secondo l’accusa – un seguace di Abu Omar, l’ex Imam di Milano rapito dalla Cia nel 2003, condannato alla pena definitiva di 6 anni per terrorismo internazionale e ora contumace in Egitto. Il particolare sui rapporti fra Majid Muhamad e Abu Omar emerge dagli atti della Dda che ha indagato una decina di persone per terrorismo internazionale per aiuti logistici forniti a foreign fighter.

Di una “causa” parla al telefono con la moglie Majid Muhamad, il 45enne iracheno arrestato ieri per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e coinvolto in un’indagine per terrorismo internazionale.

La telefonata, risalente al 12 marzo 2015, viene ritenuta di interesse investigativo e valorizzata anche nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giovanni Abbattista, dinanzi al quale nei prossimi giorni si celebrerà l’interrogatorio di garanzia. Per problemi tecnici la voce della moglie di Majid, Khalida, non è stata registrata. “Nel corso del colloquio, tuttavia, – si legge negli atti – risulta piuttosto evidente che Khalida rimproveri il marito qualcosa circa i suoi comportamenti sia attuali che pregressi, suscitando, in tal modo la reazione furibonda di Majid, il quale urla al telefono che, al di là di quanto gli è accaduto, ‘questa è la mia causa…’.”.

“Sono stato in carcere per 12 anni… – dice Majid Muhamad alla moglie, che parla dall’Iraq – Io non ho messo nessuna bomba, non ho ucciso nessuno, non ho fatto niente… Ho parlato al cellulare con quattro persone senza cervello che dicono che il gruppo non conosce Dio, che sono infedeli… Questi sono gli infedeli che tu dici.. Fino ad ora non mi hanno detto nulla di male…Capito?.. E fino ad ora non mi hanno dato nessuno schiaffo.. Fino ad ora non hanno mangiato i miei soldi… Questi sono quelli che tu chiami infedeli… Fai capire che… Se qualcuno sente al cellulare e traduce poi rientro in carcere per altri dieci anni… Però tu stai parlando con me così.. Capito? … Cento volte ti ho detto che questa è la mia causa..”.

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Causa che, sempre secondo gli investigatori baresi, il 45enne tentava di farsi finanziare. “Da alcune conversazioni telefoniche intercettate – scrive la Dda – si evince come, dal giorno in cui è stato rimesso in libertà, Majid Muhamad avrebbe avuto la disponibilità di importanti somme di denaro sul cui utilizzo egli non è in grado di fornire spiegazioni neppure alla moglie che dall’Iraq gliene chiede contezza. In una conversazione del 28 marzo 2015 lei rimprovera il marito di aver dilapidato, dal momento in cui è stato rimesso in libertà, la somma di circa 13mila dollari.

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Intanto è scambio di atti e informazioni fra le Procure antimafia di Bari e Trento che indagano su una presunta cellula terroristica che avrebbe base a Merano e Bolzano. Entrambe le indagini sono coordinate dalla Direziona nazionale antimafia e antiterrorismo. Per la Puglia ad occuparsene è il sostituto della Dna Elisabetta Pugliese. Nei mesi scorsi a Roma c’è stata una riunione di coordinamento delle due inchieste alla presenza del Procuratore nazionale, Franco Roberti.

L’inchiesta della Dda barese è partita nel febbraio scorso e ha portato ieri all’arresto di un iracheno, Majid Muhamad, accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nell’ambito di una più ampia inchiesta che riguarda il presunto supporto logistico dato a foreign fighter. L’indagine barese è nata con l’ipotesi di reato di terrorismo internazionale, sanzionato dall’articolo 270 bis del Codice penale, ma il titolo cautelare è poi cambiato perché gli elementi a sostegno dell’accusa non consentivano di contestare all’uomo il terrorismo neppure in fase cautelare. Quello che però è evidente – secondo la pubblica accusa – è il collegamento del 45enne arrestato a Bari con una serie di soggetti sospettati di terrorismo e coinvolti, insieme a Muhamad, in un procedimento della Procura di Milano che si è concluso con condanne ormai passate in giudicato. Alcuni di questi soggetti sono coinvolti nell’inchiesta della Procura di Roma, trasmessa poi per competenza a Trento, che ha portato alcune settimane fa all’arresto di 17 persone, per dieci delle quali il gip di Trento ha confermato la custodia cautelare.