Bolzano: protesta contro finti profughi in hotel

Vox
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BOLZANO – A poco meno di 24 ore dall’uscita della notizia dell’apertura di un nuovo centro profughi a Bolzano, per la precisione in via Lageder nel cuore del quartiere Gries, arriva puntuale come un orologio la risposta della sede locale di CasaPound.

Questa mattina infatti, un gruppo di militanti ha preso di mira il nuovo centro profughi accendendo alcuni fumogeni e affiggendo uno striscione davanti alla struttura sotto lo sguardo compiacente di alcuni residenti.

Lo striscione di CasaPound, rivolto sia alle istituzioni che al privato proprietario dell’edificio, l’imprenditore Helmuth Frasnelli, riportava la scritta “basta centri d’accoglienza – case ai padri separati italiani”.

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In accordo con la Provincia di Bolzano, il signor Frasnelli, proprietario del maso “Zeiler” che a breve ospiterà una trentina di presunti richiedenti asilo, ha deciso di mettere gratuitamente a disposizione dell’emergenza profughi l’immobile per tre anni.

ANDREA BONAZZA“Ci stupisce che nonostante sia da tempo che la struttura è abbandonata e con un progetto edilizio bloccato – dichiara in una nota il coordinatore regionale di Cpi Andrea Bonazza – adesso il maso Zeiler, sito a pochi metri da un asilo nido, viene destinato per un fine così caritatevole, anche se da anni è risaputo che centinaia di nostri concittadini, tra cui un altissimo numero di padri separati, attendono una casa popolare o un alloggio sociale che tarda ad arrivare o rimane solo un lontano miraggio”.

“Sistemati in alloggi di fortuna come garage o addirittura automobili, patendo ora il freddo invernale, i padri separati sono una delle fasce più deboli della nostra società, ma nonostante questo vengono poco considerati o addirittura ignorati dalle istituzioni che, preferiscono concentrare i loro sforzi e le loro risorse per chi, pare, sia tutto tranne che italiano. A questo punto – conclude Bonazza – ci chiediamo se questa operazione non abbia lo stesso interesse dell’accordo sull’Hotel Alpi tra il Comune di Bolzano e Renè Benko”.