Aereo russo abbattuto per ‘rappresaglia’: rovinava affari petroliferi figlio Erdogan

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La Russia accusa la Turchia di finanziare lo “Stato Islamico” attraverso l’acquisto di petrolio di contrabbando. Lo ha dichiarato ieri il presidente Vladimir Putin.

La Turchia rivenderebbe il petrolio comprato da ISIS ad un prezzo doppio rispetto a quello d’acquisto: una sorta di riciclaggio, solo che al posto del denaro c’è il petrolio che ISIS non può vendere direttamente.

“Da qui arrivano i soldi dei vari gruppi armati, — ha osservato Putin. — Stiamo parlando di centinaia di milioni di dollari”. Miliardi.

Lo scorso luglio Hisham al-Brifkani, presidente della commissione Energia della provincia irachena di Ninive, aveva detto che le forniture di petrolio contrabbandato dall’ISIS sulla rotta Siria-Turchia erano scese da 10mila barili al giorno fino a 2mila barili.

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“Tuttavia è solo una stima ufficiale, — indica il direttore del dipartimento di analisi della società “Golden Hills Capital AM” Mikhail Krylov. — In realtà queste cifre possono raggiungere i 250mila barili al giorno.”

Eldar Kasayev, membro del Comitato consultivo dell’Unione dei produttori di petrolio e gas della Russia, rileva che il volume giornaliero di greggio che la Turchia compra dai terroristi dipende direttamente dal numero di intermediari che riescono ad attraversare liberamente il confine turco-siriano controllato dagli oppositori dell’ISIS.

“La Turchia è uno dei beneficiari principali del commercio del petrolio di ISIS, — dice Igor Yushkov, politologo ed esperto del Fondo di sicurezza energetica nazionale. — Dai giacimenti controllati da ISIS la Turchia acquista il petrolio a buon mercato per poi rivenderlo ad un prezzo superiore. Pertanto alla Turchia non conviene la distruzione dello “Stato Islamico”. Tra l’altro, secondo voci non confermate, il proprietario di una delle società turche che compra il petrolio dall’ISIS sarebbe Bilal Erdogan, figlio del presidente della Turchia”.

Il petrolio non può sparire nel nulla, non è così facile contrabbandare milioni di barili di greggio su camion cisterna: ci vuole la complicità di uno Stato. La Turchia.




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