Erri De Luca assolto: trionfa la libertà di espressione

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Erri De Luca è stato assolto dall’accusa di «istigazione al sabotaggio» nel corso del processo che si è svolto a Torino.

Lo scrittore era imputato per alcune dichiarazioni rilasciate nel 2013.

Sostenne che “il progetto del treno ad alta velocità andrebbe sabotato”. Posizione condivisa da Vox.

Ma il punto non è cosa ha detto, ma che si è riconosciuto il diritto ad esprimere le proprie opinioni: qualunque queste siano.

Secondo i legali di De Luca, la sentenza «dimostra che non avremmo dovuto essere qui, che questo processo non andava fatto, e riporta le cose al giusto posto». Ora «mi auguro – ha aggiunto l’avvocato Vitale – che la procura e la Digos di Torino capiscano che c’è un limite anche all’attività di repressione. La libertà di pensiero deve essere libera in valle di Susa come nel resto del Paese» ha concluso.

Diverso il parere di Alberto Mittone, legale di Ltf, la società italo francese che costruisce la Tav e dalla cui denuncia è partita la causa: «Aspettiamo le motivazioni, ma essere arrivati al processo superando l’udienza preliminare significa che la frase di De Luca era equivoca» commenta. «Resto dell’idea che in momenti di forte tensione sociale, come in quei giorni del 2013 in Valsusa, ci siamo limiti da rispettare, a maggior ragione per un intellettuale le cui parole possono raggiungere molte persone».

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Non esistono ‘frasi equivoche’.

In apertura di udienza De Luca aveva letto una dichiarazione spontanea: «Confermo la mia convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua».

«Anche se non fossi io lo scrittore incriminato – ha aggiunto De Luca – sarei comunque qui dove si sta compiendo un esperimento, un tentativo di mettere a tacere parole contrarie». Lo scrittore aveva quindi detto di sentirsi «parte lesa» nei confronti «di ogni volontà di censura e sono in quest’aula per sapere se il capo d’accusa invaliderà l’articolo 21 della Costituzione». E ancora: «Ritengo inapplicabili al mio caso le attenuanti generiche. Se quello che ho detto è reato, l’ho ripetuto e continuerò a ripeterlo. La mia parola contraria sussiste – aveva aggiunto – e aspetto di sapere se costituisce reato».

«Oggi torno a essere un cittadino qualunque», il primo commento dopo la sentenza. «È stata impedita un’ingiustizia, quest’aula è un avamposto sul presente prossimo». E ancora: «Scendo dal gradino su cui mio malgrado mi hanno issato. Ma continuerò a usare il vocabolario per esprimere le mie convinzioni. Comunque è una buona notizia per questo paese».

Ottima.

Ora si spera che valga per tutti, anche per chi dovesse scrivere:

«Confermo la mia convinzione che l’arrivo di sedicenti profughi vada intralciato, impedito e sabotato per legittima difesa del suolo, dell’identità e della nostra cultura».