Renzi rifornisce i caporali di manodopera in nero

Vox
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Dove credete che finiscano, i giovani maschi africani raccattati ogni giorno in Libia, se non a raccattare pomodori, spacciare droga o vendere cianfrusaglie?

Sentite questa:

«La situazione non è rosea – racconta Gianmarco Negri, responsabile dei progetti Sprar della cooperativa sociale Rinascita di Copertino, in provincia di Lecce, quindi uno dei parassiti dell’invasione –. In un momento di crisi com’è quello che stiamo vivendo non è facile trovare un impiego, né per i cittadini italiani né per quelli extracomunitari.

In Puglia, poi, la faccenda è aggravata da un altro fattore: quei pochi che riescono a trovare lavoro rischiano di finire sfruttati nei campi, a raccogliere pomodori e angurie in nero.

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Per questo motivo – prosegue – cerchiamo di agevolare il lavoro legale attraverso percorsi (tirocini formativi e borse lavoro, pagati dalla cooperativa) in aziende “fidate”: quelle che accolgono più volentieri i migranti sono quelle medio–piccole, gestite per lo più dai giovani, che devono iniziare da zero la formazione del personale.

Purtroppo però – chiosa Negri – solo il 10% di queste attivazioni si trasforma in contratti a chiamata o in una vera collaborazione lavorativa, mentre sono rarissimi i casi di stipulazione di contratti di lavoro a tempo indeterminato».

Renzi sta rifornendo i latifondisti. Poi non meravigliatevi, se le donne italiane muoiono per stipendi da fame nei campi, quando devono combattere questo tipo di concorrenza.

Se non ci fossero i clandestini (ora li chiamano profughi) che il governo raccatta in Libia, i ‘caporali’ non avrebbero vita facile. Le aziende dovrebbero meccanizzare (sviluppo e quindi creazione di lavori ad alto reddito) e pagare di più i dipendenti italiani. E’ una semplice legge economica.