“Kyenge torni nella giungla”: multato di 22.500 euro e ridotto in miseria

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Trento – “Torni nella giungla dalla quale è venuta”, per questo innocuo invito su Facebook, di un ritorno alle origini – in Congo c’è la giungla – Paolo Serafini (LEGGI QUI TUTTA LA STORIA), ex consigliere circoscrizionale trentino, è stato condannato per “diffamazione aggravata da discriminazione razziale”.

E’ la fantasia dei magistrati. Se avesse scritto a qualche lappone di tornare nella tundra, non sarebbe stato condannato. Ma gli africani sono specie protetta, soprattutto quelli del Pd. Che è il partito di riferimento dei magistrati, la peggiore casta esistente in Italia.

Venerdì pomeriggio, la Corte d’appello di Trento ha confermato la sentenza di primo grado dello scorso maggio. A causa di quel post, dovrà pagare una multa di 2.500 euro e un risarcimento di 2mila euro a ciascuna delle cinque associazioni che si sono costituite parte civile nel processo a suo carico. Più 10 mila euro di spese legali.

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I giudici non hanno sposato la tesi della difesa, che chiedeva l’assoluzione. Secondo gli avvocati di Serafini, quell’invito a tornare nella giungla non era un insulto razzista, ma una semplice manifestazione di dissenso verso l’operato della ministra e “voleva esprimere l’incapacità e l’incompetenza del ministro, invitandola ad occuparsi di altro”.

La stessa tesi sposata di fatto dalla maggioranza dei senatori, quando qualche settimana fa hanno deciso che Calderoli non può essere processato per aver chiamato Kyenge “orango”. Per i suoi colleghi Calderoli stava solo esercitando l’insindacabile libertà d’espressione da parlamentare.

I difensori di Serafini ci vedono una contraddizione: “Il Senato, per bocca del Pd, ha detto che quelle parole erano ironiche, che non c’era offesa razziale. Serafini – fa notare l’avvocato Mattia Gottardi – paga più di Calderoli”.

Una disparità di trattamento: i cittadini non sono tutti uguali davanti alla legge. Se sei senatore, hai una protezione in più dai fanatici che un cittadino comune non ha. E basta una coppia di magistrati a condannarti. Per avere invitato un’africana a ‘tornare nella giungla’.




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