Governo manda l’Esercito per sfrattare due anziani

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TRIESTE – Mentre i clandestini vengono piazzati in hotel, e quando occupano edifici abusivamente guai a chi li tocca, per due anziani italiani si sono mossi: quattordici uomini dell’Esercito, sette carabinieri, cinque mezzi in strada e il ministro della Difesa.

Due pensionati che lo Stato ha deciso di sfrattare.

E’ accaduto ieri, al civico 23 di via Donadoni, Trieste.

Allucinante a Trieste!!! L'Esercito sta sfrattando una famiglia di nostri cittadini, senza preavviso!!! Queste persone non sanno dove andare!!! TUTTO CIÒ È INACCETTABILE!!!! Chiedo che i triestini vengano qui, in via Donadoni 23, per fare resistenza (con la sola presenza) per impedire questa vergogna!!!Diffondete!!! Sta accadendo ora!!

Posted by Paolo Polidori on Venerdì 9 ottobre 2015

Il settantenne Filippo Salvatore Sturniolo, ex luogotenente dell’Esercito italiano specialista artificiere antisabotaggio, con la moglie totalmente invalida, sono stati costretti a lasciare l’appartamento in cui vivono da trentasei anni.

Sono in affitto, che pagano regolarmente, in un edificio di proprietà demaniale.

Come scrive il giornale locale:

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Le norme nazionali parlano chiaro: lo Stato vende e chi è dentro o compra, oppure se ne va. È giugno dell’anno scorso quando la famiglia riceve la prima raccomandata con la proposta di acquisto: 130 mila euro per 102 mq. Un alloggio, per inciso, in condizioni fatiscenti. L’inquilino ha la facoltà di ricorrere al presidente della Repubblica e lo fa, proprio per ottenere una proroga, ma dimentica di comunicarlo pure al Comando militare del Nord-Est, con sede a Padova, cioè il braccio operativo dell’intera procedura. È dà lì che parte un’altra lettera: quella che ordina alla famiglia di abbandonare lo stabile entro il 27 settembre, pena lo sgombero coatto nella giornata del 7 ottobre. E così è avvenuto.

Mercoledì scorso si presentano in via Donadoni cinque soldati con tanto di fabbro al seguito. Fosse uscito a fare la spesa, Sturniolo avrebbe trovato la casa vuota. In quell’occasione l’uomo esibisce il documento di ricorso al capo dello Stato e convince i militari a concedere 90 giorni, il limite previsto dalle norme per la risposta del presidente. Tuttavia, ventiquattr’ore dopo un maresciallo dei carabinieri gli sventola una nuova notifica: l’ex militare in pensione deve andarsene entro il giorno dopo. Cioè ieri. Tutto avrebbe pensato Struniolo, che nella sua lunga carriera vanta pericolose missioni in Bosnia, Kosovo e Macedonia, tranne che di ricevere un sonoro calcio nel sedere dal Paese che ha servito per anni. Letteralmente.

Ieri i soldati si ripresentano alle dieci di mattina. Sono in sette all’inizio, prima dell’arrivo dei rinforzi, assieme a tre carabinieri. Insieme a loro anche un’ambulanza militare, probabilmente per la moglie disabile, e una ditta per il trasporto dei mobili.

Fanno irruzione: «Avevano un atteggiamento irrispettoso e arrogante – racconta l’uomo -. Il tenente colonnello, senza chiedermi il permesso, dice a uno dei soldati “inizia di qua”. Io ho cercato di parlargli per capire, ma si è rifiutato».

L’ex militare è in lacrime. «Mi sono sentito umiliato, anche per mia moglie che sta male».

Sturniolo ha ricevuto l’avviso un paio di giorni prima e ha avuto il tempo, grazie alla conoscenze della famiglia, di chiedere man forte. Nell’appartamento, con lui e la coniuge, ci sono infatti i figli, il capogruppo leghista in Provincia Paolo Polidori e il candidato sindaco della Destra sociale Luca Chiavegatti. Poco dopo sopraggiunge Fedriga, parlamentare. Davanti alla resistenza dei presenti il colonnello dell’Esercito ordina di cacciare fuori tutti. «Usiamo la forza», si sente dire. Uno dei figli prende la divisa del padre, zeppa di mostrine, e la mette davanti agli occhi dei militari: «Una mano sulla coscienza, vi prego…». Sono attimi di tensione, il maresciallo dei carabinieri allerta il comando. Nel giro di qualche minuto, sul posto, fanno la loro comparsa altri cinque uomini dell’Arma, assieme al comandante della Stazione di via Hermet. E pure il capo Ufficio stampa dell’Esercito a Trieste perché, intanto, piombano giornalisti e tv.

Il capogruppo della Lega è lì con la famiglia e con un giro di telefonate contatta il ministro. Le parla, fa capire la situazione, tanto più davanti a una donna invalida al 100%, e ottiene la sospensione del provvedimento in attesa di ulteriori approfondimenti sulla pratica.

«In mattinata mio figlio è andato pure dal sindaco Roberto Cosolini a domandare aiuto – puntualizza l’ex luogotenente – ma si è rifiutato, dicendo che non c’era nulla da fare e che non aveva tempo per queste cose. Ma è questa è una risposta da dare a un cittadino? Mi sento trattato come un delinquente – osserva – io che ho servito il mio Paese per trentanove anni. Sono stato anche nominato Cavaliere della Repubblica», annota mostrando una cornice appesa alla parete.

«Se ne sono fregati di mia moglie invalida – riprende – di me e della mia storia nell’Esercito. Mi hanno quasi circondato l’edificio…ma chi ho ammazzato io?».

Questo è lo Stato italiano. Stato di merda.

Quello che sorprende è come forze dell’ordine, marina ed esercito continuino ad obbedire agli ordini più stupidi che mai, di questo Stato guidato da abusivi. Ribellatevi. Siete prima italiani, poi dipendenti.




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