Manteniamo profugo (ivoriano!) tra hotel e campo di calcio

Vox
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La vicenda profughi assume in Italia contorni sempre più comici, non fossero tragici.

Sembra che siano venuti tutti per giocare a calcio, e trovano gli idioti – perché di idioti si tratta – che li accontentano. A spese vostre.

E’ il caso, ad esempio, di tal Soulimne Doukouré, ivoriano di 19 anni, sedicente profugo in Valtellina da dicembre e, da qualche settimana, attaccante del Morbegno Calcio (Prima Categoria).

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«In Costa d’Avorio giocavo e studiavo. La mia squadra era il Nidja. A me piace il calcio da quando ero piccolo, non voglio la politica».

Il finto profugo divide la sua giornata tra il campo da calcio e la reception dell’hotel Bellevue, quello dell’affarista Salvi, dove vive a spese nostre, insieme ad altre decine di africani e finti profughi come lui.

Come tutti i sedicenti profughi provenienti da paesi dove la guerra non c’è – e in Costa d’Avorio non c’è – Doukouré racconta storie bizzarre: «Sono scappato: cercavano me e mio papà. Un anno dopo il nuovo presidente è iniziata la guerra. Sono scappato: ho cambiato tante macchine, ho attraversato il deserto e sono arrivato in Libia. Non avevo i soldi per pagare chi mi ha portato in Libia e ho dovuto lavorare per lui: mi faceva portare i sacchi di sabbia a chi costruiva le case. Ho lavorato per un po’, ma non potevo camminare per strada: in Libia non vogliono i neri. Solo i bianchi. Hanno le armi.. Allora, lui, una notte mi ha detto di scappare. Sono salito su una nave, ma non ho pagato. Sono partito con tante persone: la barca era piena e entrava l’acqua del mare. Quattro giorni e sono arrivato in Sicilia, non a Lampedusa».

Il primo che sale su un barcone senza pagare.