Chiesa profanata, ma Vaticano insabbia tutto

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AurillacEnnesimo caso di profanazione, questa volta presso la chiesa del Sacro Cuore di Aurillac, in Francia: ignoti, dopo aver saccheggiato l’interno, forzando serrature, nonché sottraendo lampade e candele, hanno urinato sulla tovaglia dell’altare, com’è stato tristemente possibile accertare una volta lanciato l’allarme.

Il fatto è avvenuto lo scorso primo luglio, ma solo ora è stato reso noto dall’Observatoire de la Christianophobie, che per primo – grazie alla segnalazione di un lettore – ha meritoriamente sollevato il velo di omertà, da cui l’episodio era stato circondato.

Lo stesso Vescovo di Saint-Flour, mons. Bruno Grua, nel confermare la notizia della razzia compiuta, non è però voluto entrare nei dettagli, non amando «divulgare quanto accaduto» realmente, pur dichiarando d’aver ricevuto «informazioni complete» in merito.

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Ciò non è privo di conseguenze. In base al Codice di Diritto Canonico, infatti, nel luogo sacro viene consentito «solo quanto serve all’esercizio ed alla promozione del culto, della pietà, della religione» e viene viceversa «vietata qualunque cosa aliena dalla santità del luogo» (can. 1210). Ora, è evidente come saccheggi ed atti osceni non rientrino nel novero. Tuttavia, il canone 1211 precisa come si possa parlare di profanazione in caso di «scandalose azioni gravemente oltraggiose» – ed è evidentemente il caso di merito -, affidando tuttavia all’«Ordinario del luogo», cioè al Vescovo, stabilire se siano «tanto gravi da non essere lecito esercitare il culto, finché l’oltraggio non venga riparato con il rito penitenziale, a norma dei libri liturgici». E’ evidente come quanto avvenuto ad Aurillac possa senza esitazione esser ritenuto tale; ma è altrettanto evidente come, qualora si tenti – Vescovo in primis – d’insabbiare tutto anziché denunciarlo, sia impossibile immaginare provvedimenti adeguati tanto nei confronti dell’oltraggio arrecato all’edificio sacro quanto nei confronti degli autori, come prevede sempre il Codice di Diritto Canonico, che al can. 1376 recita: «Chi profana una cosa sacra, mobile o immobile, sia punito con giusta pena».

Un cronista del quotidiano locale La Montagne, recatosi sul posto, ha riportato quanto scritto sull’avviso affisso al’esterno della chiesa del Sacro Cuore, che da allora e sino ad ordine contrario non è più aperta dalle ore 8 alle ore 17.30, come d’abitudine, bensì solo durante le funzioni liturgiche. E ciò, si legge sul manifesto, a causa degli «atti vandalici (sic!)» qui compiuti. Per la Diocesi si tratta solo di «atti vandalici»…

In collaborazione con: nocristianofobia.org