Mille cristiani a casa dopo 2 anni: eccoli davanti la chiesa distrutta

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Qualcosa non torna. O meglio, torna, ma non è come ci viene raccontato.

Mentre un fiume di presunti profughi siriani islamici dilaga verso l’Europa, oltre un migliaio di sirini, 350 famiglie di veri profughi cristiani, hanno deciso di tornare nella loro cittadina di Al Quseir, a circa 45 chilometri da Homs, da dove erano fuggiti nel 2013. Perché i profughi non vanno in Europa con il tablet, fanno pochi chilometri in una fuga disperata, e appena possono tornano: non sono ‘migranti’, sono sfollati. I clandestini che arrivano da noi, invece, colgono l’occasione di guerre altrui per invaderci.

A renderlo noto è il vescovo melchita di Homs, mons. Jean Abdo Arbach, il quale, insieme all’organizzazione internazionale “Aiuti alla Chiesa che soffre” sta coordinando il progetto di ricostruzione della comunità cristiana locale oltre che della parrocchia di Sant’Elia, semidistrutta nei feroci combattimenti di cui fu teatro la località.

Al Quseir, circa 65 mila persone nel periodo pre-guerra, poco più della metà adesso, si trova infatti in una posizione strategica sulla strada che collega Damasco alla costa e non è lontano dalle basi in Libano di Hezbollah, alleato del presidente Assad.

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A maggioranza alawita (setta cripto-cristiana di cui fa parte il Assd) e cristiana , al Quseir fu conquistata in una prima fase della guerra dagli islamisti sunniti dell’FSA (di cui è simpatizzante l’amico di Cristiano Ronaldo).

Gran parte della popolazione si diede alla fuga, così come circa 700 famiglie cristiane che vivevano da generazioni attorno alla chiesa di Sant’Elia.

Ripresa dopo feroci bombardamenti e battaglie dalle forze lealiste nel maggio 2013, è da allora controllata dall’esercito di Assad.

Così, circa una metà dei cristiani fuggiti a suo tempo sono tornati, perché ad incamminarsi lungo i Balcani non sono i profughi, sono gli islamici che manda ISIS.

Una foto mostra una piccola folla di uomini, donne cristiane (vestite in abiti laici e senza velo) e bambini che guardano la loro chiesa, con il rosone della facciata e il campanile sventrati, il tetto semicrollato. Bisognerà ricostruirla. Ma loro sono tornati. A casa.