Prostitute Rom si vendono ai bambini

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BARIDue ragazzini sotto i quartodici anni si fanno masturbare da una rom sulla quarantina in cambio di dieci euro. Un altro pezzo di branco contratta con una ragazzina seminuda prestazioni di sesso orale. Un anziano non troppo avanti con gli anni tocca il «lato b» di un’africana. Tutto dietro i cespugli del lato nord. Dove il via vai sospetto di uomini e ragazzini è continuo.

E’ lo schifo della società multietnica.

«Mai visto tanto degrado in così poco tempo», sbotta Francesca Stramaglia, 30 anni, laurea in giurisprudenza, a spasso con la cagnolina a Nord di Parco Perotti. Sì, lato Nord, cosa diversa dal paradiso Sud. C’è una «questione meridionale» alla rovescia nel parco simbolo della legalità. Il polmone verde, passato alla storia per la rivincita contro la dittatura del cemento, è diviso in due: il Sud, la zona che s’allunga verso Torre Quetta, era e rimane oasi felice per chi cerca all’aria aperta sport e benessere per sé e la famiglia. Il Nord, più attiguo alla città e alla chiesa di San Sabino, invece, è un angolo hard dove le scene denunciate sono quelle che non t’aspetti.

Il racconto di Francesca Stramaglia è un vomito di miserie e si riferisce a martedì scorso: «Erano le 18.30 ero al parco con la mia cagnolina. Premetto che vi erano molte altre persone all’interno del parco, alcuni con i loro cani, altre a svolgere attività sportive. Un gruppo di sei ragazzini, potevano avere non più di 12-13 anni, hanno pubblicamente abbassato i loro pantaloni e si sono masturbati in cerchio. A pochi passi da loro, dietro una delle siepi, ho intravisto una ragazzina, all’incirca della stessa età, dalla quale si recavano a turno. Ho ipotizzato che dietro quella siepe la ragazzina si prestasse ad attività di tipo erotico nei confronti del branco e così mi sono avvicinata per accertarmi dell’accaduto. Uno di quei ragazzi mi si è rivoltato contro, urlandomi che se non mi fossi occupata delle mie faccende mi avrebbe fatto passare la voglia di impicciarmi. Di lì a poco, li ho visti contrattare una prestazione sessuale con una donna che, sempre dinanzi all’occhio di tutti, era intenda a defecare nel parco. Lo scopo principale della mia testimonianza non è solo quello di denunciare quanto accaduto ma, piuttosto, di testimoniare il degrado sociale nel quale una fetta della nostra città vive. Non è la prostituzione che mi preoccupa quanto che ragazzi di età così giovane si comportino come dei piccoli gangster e che una ragazzina, presumibilmente, si prestasse ad attività erotiche nei confronti di sei adolescenti».

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Lo squallore che galleggia dietro i cespugli Nord di Parco Perotti trova conferma in altre testimonianze.

Rosaria Malcangi, 40 anni, frequenta il parco più volte a settimana per le lezioni di nordic walking, la «camminata nordica» con piccoli bastoni. Riferisce anche lei un episodio recente: «Erano le 19 di sera. Tre ragazzini dai 12 ai 14 anni sono nel mezzo del parco, ben visibili e lontano dai bordi. Uno dei tre, gesticola indicando numeri con le mani. Seguendo il suo sguardo vedo una 40enne che da dietro a un cespuglio a 15 metri di distanza risponde al linguaggio non verbale dei ragazzini. Con le due mani aperte, indica 10. Stanno contrattando. Lei intanto sporge dal cespuglio, li provoca, sorride mostrando due denti d’oro, lo sguardo ammiccante, scuote il seno. Mi è impossibile continuare a camminare. Mi pianto a pochi metri dai tre ragazzini, che dopo un po’ di esitazione si allontanano. A quel punto la signora prova a far finta di niente, si cambia disinvolta. Dietro di me a 20 metri non di più, una coppia con una bimba di due anni si affretta a ripiegare il telo su cui si era stesa, per combattere il caldo. Lascio la mia compagna di passeggiata e mi dirigo verso la donna. E’ truccata con un ombretto fucsia, intonato alla sua canotta attillata da cui esce un reggiseno leopardato e mezzo seno. Le parlo con calma e le dico che quei tre erano troppo piccoli per essere già suoi clienti. Farfuglia, prova a obiettare che ho capito male. Dopo mezz’ora anche lei lascia la postazione dentro il parco per occupare il marciapiede all’esterno. Faccio pochi passi e mi ferma una ragazza, che ha assistito alla scena. Intorno, in tanti si erano messi a guardare per vedere come andava a finire. Ho modo di parlare e la ragazza mi dice che fino a qualche tempo fa i vigili facevano spesso tappa al parco, che era davvero il luogo dove lei come tanti altri potevano andare a respirare. Adesso i vigili non si vedono più. E lei spesso rinuncia a portare lì il suo cane, perché il degrado che vede è tanto. Spaccio e prostituzione sotto la luce del sole».

Francesca Stramaglia ha toni pacati ma parole di rabbia: «E’ preoccupante che il diritto all’infanzia ed alla legalità sia sconosciuto e che forme di bullismo e di prepotenza infantili si propaghino in modo sempre più ampio, togliendo il sacrosanto diritto di conoscere e scoprire la sessualità in modo genuino e non come mezzo di integrazione nel branco o di accettazione sociale. In quanto presidente di “Perché no?” un’associazione di promozione sociale che si occupa di tutelare i minori a rischio ed il loro benessere psicologico mi chiedo se questa città possa fare di più».

Parco Perotti insomma come simbolo di un fallimento collettivo. Insiste Malcangi: «È assurdo aver strappato un luogo alla bruttezza del cemento, averlo dedicato ai caduti in un incidente aereo, ma poi consegnarlo al regno della bruttezza morale che ne sta conquistando metro dopo metro gli angoli e il perimetro, tra spaccio e prostituzione alla luce del sole».

Francesca non è rimasta a incrociare le braccia. «Ho segnalato questi strani episodi a un consigliere di circoscrizione. La cosa che più mi fa tristezza è vedere una donna adulta e una bambina tutte e due in abiti che non danno nessuna dignità. E non posso pensare che ci stessero bene in quei panni».