Governo Cina come quello italiano: arrestati giornalisti per ‘diffusione notizie’

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L’agenzia di stampa Xinhua, controllata dal governo comunista, ha comunicato che il governo ha “preso provvedimenti” nei confronti di 197 persone che hanno diffuso “notizie false” riguardo il recente crollo del mercato azionario cinese e l’esplosione di Tianjin che ha ucciso più di cento persone.

Invece si tratta di notizie vere ma scomode. E’ un vizio dei regimi,  volere mettere bocca nella diffusione delle notizie.

E accade quindi anche in Italia:  GOVERNO MINACCIA VOX: ‘NON PARLATE MALE DEGLI STUPRATORI’ – LEGGI LETTERA

Italia che ha, in materia di libertà di espressioni, una delle leggi più repressive di tutto l’Occidente. Non per nulla concepita da un ministro in odore di Mafia.

 

Tornando alla Cina, alcune di queste persone sono state arrestate. Le “notizie false” comprendono il suicidio (vero) di un uomo a Shanghai dovuto al crollo della borsa e il fatto che le persone morte a Tianjun fossero più di mille. Cosa confermata anche da fonti indipendenti, ma che non piace al governo cinese.

Fra gli arrestati c’è un giornalista, Wang Xiaolu, che lavora per Caijing, una rivista di affari e finanza con sede a Pechino.

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Wang Xaiolu è stato arrestato per avere diffuso «false informazioni» che hanno «causato panico e disordine nel mercato finanziario, che hanno seriamente minato le sicurezze degli azionisti e hanno inflitto grandi perdite sia alla nazione che agli investitori».

Wang Xiaolu è stato costretto a ‘confessare’: la tv di stato CCTV ha diffuso una sua intervista in cui si scusa con tutti per il suo comportamento. Wang Xiaolu ha scritto a luglio, quando il mercato azionario cinese aveva già perso moltissimo, che il governo cinese stava cercando un modo per tirare fuori dal mercato i fondi amministrati dallo stato per evitare che si svalutassero.

La China Securities Regulatory Commission, una commissione che si occupa di regolare il mercato azionario, aveva subito smentito quanto scritto da Wang. Oltre a Wang sono stati arrestati anche alcuni funzionari della commissione.
Il giornale Caijing, per cui scrive Wang, ha detto che difende «il diritto dei propri giornalisti a fare il loro dovere nei limiti della legge». La rivista è da molti considerata una delle poche pubblicazioni indipendenti in Cina e più volte ha criticato l’operato del governo.

Nel 2013 il governo cinese ha introdotto una pena che può arrivare fino a tre anni per chi diffonde notizie false. La pena si applica per quegli articoli che vengono condivisi sui social network almeno 500 volte o letti da almeno 5mila persone.

In Italia è lo stesso. E attenzione: sembrerebbe giusto. Di recente abbiamo citato questo caso di un sito che si inventava notizie, citando poi impropriamente Vox come fonte, ma chi decide se una notizia è vera? Un magistrato amico dei migranti e iscritto al Pd? Il governo cinese o quello italiano?

 

Lunedì 24 agosto la borsa di Shanghai aveva perso l’8,5 , il martedì successivo su uno dei principali quotidiani cinesi, il People’s Daily, non c’era traccia del crollo.

China Digital Times, un sito che si occupa di diffondere notizie sulla propaganda in Cina, aveva pubblicato quella che sembra essere una direttiva del governo su come gestire le notizie sul crollo del mercato azionario. Nella direttiva viene chiesto di diminuire in modo sostanzioso la copertura mediatica del mercato azionario, di non fare analisi approfondite sull’andamento del mercato e di attenersi ai comunicati ufficiali della China Securities Regulatory Commission.