“Mio zio non aveva nemici, non aveva collaboratori in casa e non era un razzista, perché rispettava la vita umana e le diversità, cosa che io non farò più se le ipotesi che girano saranno confermate”.
Così il nipote materno di Vincenzo Solano.
“Non si può essere sgozzato per poche centinaia di euro», ha aggiunto l’uomo sul ritrovamento del cellulare e di un computer dello zio nel borsone di un extracomunitario della Costa d’Avorio ospite del Cara di Mineo. «Mio zio – ha ricordato – aveva lavorato per molti anni in Germania alla Mercedes, e lì aveva conosciuto sua moglie, che era dipendente di un pastificio. Hanno due figlie: una vive a Palagonia l’altra nel nord Italia. Una famiglia tranquilla di grandi lavoratori. Ieri sera, come sempre, i miei zii hanno cenato da mia madre e poi sono tornati a casa e oggi abbiamo scoperto questa grande tragedia”.
Il razzismo salva la vita.