Udine: pakistani occupano sottopassi

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UDINE – Per la Serracchiani, a tempo perso governatora del Friuli, “non esiste una emergenza immigrazione”. Sarà, ma intanto i sottopassi di via della Cernaia e quello che dalla stazione delle autocorriere conduce ai treni sono occupati da finti profughi.

I richiedenti asilo politico arrivano tardi quando la gente non percorre più il tunnel, stendono i cartoni che la mattina piegano e nascondono sopra il controsoffitto. Ma non è un’emergenza.

Oltre un centinaio di clandestini vaga senza meta in città. Alcuni si sono avvicinati anche al parco Moretti allestendo i loro giacigli all’ingresso del parcheggio sotterraneo.

La presenza di questi immigrati, tutti maschi, non passa inosservata in città: i pendolari lamentano odori insopportabili nei sottopassi delle stazioni e i residenti in via Ronchi sono stanchi di trovarsi con file di pakistani davanti alla mensa della Caritas. Un vero magnete del degrado.

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Intanto, 300 persone sono accolte nella tendopoli: «Abbiamo sollecitato il trasferimento di una parte fuori regione» spiega il sindaco soffermandosi sul problema più complesso che è quello dei richiedenti asilo ai quali è stata revocata l’accoglienza o che hanno presentato ricorso contro il diniego a una forma di protezione.
«In alcuni casi i ricorsi saranno esaminati nel 2017, queste persone non possono restare in strada» aggiunge il sindaco ammettendo che quello dei diniegati è il vero nodo da sciogliere. Non a caso nei giorni scorsi Honsell ha chiesto alla prefettura di aprire qualche alloggio militare.

Un genio Honsell. Dobbiamo mantenere a scrocco clandestini islamici, solo perché quell’abusivo di Renzi non blocca le frontiere orientali con la Slovenia e permette alle sue coop di ricorrere.

Nei primi sei mesi sono state inoltrate 1.200 richieste di asilo politico. Solo Udine si contano più di 700 finti profughi: 300 alla Cavarzerani, 100 in strada, 240 nelle strutture convenzionate con i programmi Sprar e Aura e una settantina di minori nelle strutture dedicate.

Tutto a spese dei contribuenti. Ma non è un’emergenza.




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