Denuncia: “Pratiche di respingimento insabbiate a Roma”: per ingrassare le coop del PD

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UDINE – Giorni e mesi, che diventano anni. Quattro anni, di permanenza sul territorio regionale (hotel) in attesa dell’asilo. Che non avranno, ma intanto li manteniamo a scrocco.

Perché, come denuncia il sindaco di Tarvisio ma lo stesso avviene ovunque, le procedure si incagliano nell’imbuto burocratico tra il verdetto delle commissioni territoriali e i ricorsi in tribunale. Fatti dalle coop del PD e del Vaticano, proprio per prolungare la permanenza: e i rimborsi.

Così si allungano i tempi di accoglienza dei finti profughi. Ai quali si aggiungono, in Friuli e Liguria, quelli respinti dagli altri Paesi europei, Francia e Austria. Noi, invece, non li respingiamo in Slovenia.

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Le migliaia di afghani e pakistani che attraverso la rotta balcanica penetrano in Friuli, ma quasi mai vengono riammessi nei Paesi di primo arrivo, come la Slovenia. Spariscono i documenti, così come le tracce del viaggio che attestino le tappe del loro cammino, e così tocca all’Italia farsene carico. Ai contribuenti italiani. E le Coop del PD incassano. E ingrassano.

Per quei pochissimi di cui si riesce a dimostrare l’approdo in Ungheria, le procedure di riammissione sono talmente lunghe e complicate che si spengono negli uffici ministeriali romani.

«E’ una follia» denuncia il sindaco di Tarvisio, Renato Carlantoni. Il suo territorio è il più sferzato, insieme ai confini di Trieste e Gorizia, dagli arrivi via terra. I respingimenti dall’Austria, che dalla nostra frontiera terrestre ci riconsegna una quarantina di migranti al mese «non avvengono perché gli altri Stati europei siano cattivi, ma perché hanno regole e tempi certi.
Da mesi dico che le persone che provengono dalla rotta Balcanica non trovano nell’Italia il primo Paese che li identifica. Il problema è che noi abbiamo più modalità di protezione e dunque è più facile ottenere il permesso di restare. Dobbiamo snellire le pratiche, dare meno spazi di possibilità di permanenza. Non è una questione di razzismo o di chiusura, ma di gestione oculata e razionale».
La soluzione? «Sospendiamo temporaneamente Schengen – dice Carlantoni -, nessuna di queste persone potrà varcare il territorio italiano e gioco forza sarà di competenza austriaca. Mettiamo a disposizione due aerei dell’Aeronautica militare all’aeroporto di Ronchi e rimandiamo i migranti già identificati in Ungheria».

E aiutiamo l’Ungheria a costruire il muro, invece di appoggiare le scellerate proteste di Bruxelles.




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