Parroco accoglie 58 maschi africani a 35 euro a testa: fedeli in rivolta

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E’ rivolta a Sotto il Monte, comune di 4mila abitanti a 15 chilometri da Bergamo e luogo natale di Papa Giovanni XXIII, dopo l’arrivo di 58 finti profughi accolti dal PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), che si trova a due passi dalla casa natale di Papa Giovanni.

“Aiutarli è giusto. Però a casa loro”, dice un signore seduto sotto i portici del bar Da Pio. “Poi 30 euro (35 ndr) – commenta un altro sorseggiando un bianco – mentre i nostri anziani devono pagarsi le medicine”.

Non va meglio appena fuori dall’oratorio, dove sta per cominciare una festa: “Guardi, mio figlio ha la morosa da sette anni ma non riesce a sposarsi perché è disoccupato – spiega una signora – si figuri lei se devo pagare le tasse per mantenere quelli là”.

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Giuseppe Carrara, bergamasco da più di 20 anni muratore in Ticino, devotissimo del Papa Buono: “Noi non eravamo così, noi non abbiamo chiesto niente a nessuno. Siamo andati in un altro paese per lavorare, non per rubare o per farci mantenere dagli altri. Quindi è giusto aiutare chi lavora, gli altri a casa loro”.

La moglie: “Se li tengono qui per un po’, può anche andare bene. Ma se cominciano a uscire, sappiamo già come finisce. Già due anni fa ci hanno aperto la macchina mentre eravamo a messa, figuriamoci ora”. Marcella Macchi vive a Varese, e con la madre ha appena visitato la casa museo di Papa Giovanni: “Profughi anche qui? Ormai li mettono dappertutto, finirà che non ci sarà più posto per noi. Io son contraria, manca solo che li mettano sotto una tenda in piazza San Pietro”.

“Va bene essere buoni e aiutare il prossimo, ma non ce n’è neanche per noi. Prima risolviamo la nostra crisi, poi pensiamo agli altri”. Appunto: il prossimo, non l’ultimo arrivato.