Le nuove invasioni barbariche (islamiche): 250mila sono entrati in pochi mesi

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Dalla Grecia a Calais, dall’Ungheria all’Italia, l’Europa affronta la peggiore invasione dal quinto secolo dopo Cristo.

A riprova della pressione eccezionale, ci sono i dati record dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), secondo i quali nel 2015 gli arrivi nei paesi Ue sfiorano i 250mila, più dell’intero 2014 (219mila). Un’invasione, altro che crisi umanitaria.

Eppure la risposta sarebbe semplice e dovrebbe essere univoca: invece, i patrioti come Orban in Ungheria, che vuole difendere il suo confine, e quindi la frontiera oltre la quale poi i clandestini islamici dilagano in Europa, vengono perseguitati dalla UE. Che dimostra di essere quello che si è sempre pensato sia: uno strumento nelle mani dei globalisti. Degli assassini delle identità.

A tal proposito, demenziali e arroganti le parole del responsabile Ue immigrazione, Avramopoulos, che esorta gli Stati membri alla “solidarietà”, a perseguire la strada di “un approccio più europeo”, al “coraggio collettivo di andare avanti con gli impegni presi, anche quando è difficile e sono impopolari”. Ovvero: raccattate clandestini anche se i vostri cittadini non vogliono. La democrazia non può essere ‘impopolare’, altrimenti non è più democrazia.

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Frontex nei giorni scorsi ha reso noto che in Grecia, a luglio, sono sbarcati quasi in 50mila, totalizzando in un solo mese più arrivi di tutto il 2014 (41.700). E secondo l’Oim nel 2015, sono 134.988 i coloni che hanno attraversato dalla Turchia alla Grecia. Come una beffa, nei prossimi giorni da Bruxelles arriveranno circa 32,74 milioni di euro tra fondi previsti e soldi straordinari, oltre agli aiuti del meccanismo di protezione civile europeo.

Dall’Ungheria, nel solo mese di luglio gli arrivi sono stati 35mila. Ma Orban ha pronta la grande barriera per bloccare l’invasione islamica entro il 30 agosto.

A tal proposito, il commissario Ue ribadisce la posizione dell’esecutivo Juncker “siamo per abbattere muri, non per costruirli” ed evidenzia: “La risposta è valida sia per l’Ungheria che per la Gran Bretagna” (riferendosi alla situazione di Calais), ricordando però che la sorveglianza delle frontiere è compito degli Stati e che comunque deve essere condotta nel rispetto dei diritti umani e secondo il principio di non respingimento.

Il motivo è ovvio: i muri difendono dalle invasioni, non favoriscono gli affaristi.