“Ospitando i profughi ci abbiamo rimesso anni di vita, tanto è stato lo stress cui siamo stati sottoposti”
SASSARI – Volevano fare business con i falsi profughi. Ma l’idea di un affarista sassarese di trasformare il suo ‘agriresidence’ di Palmadula in un centro accoglienza per clandestini che richiedono protezione internazionale è finito male dopo cinquanta giorni: tra proteste, disordini, accoltellamenti ed epidemie.
Entro mercoledì prossimo i 94 sedicenti profughi – tutti giovani maschi africani – ospitati dall’8 giugno scorso a spese nostre nella borgata della Nurra a una quarantina di chilometri dal capoluogo, saranno caricati sui pullman e trasferiti in un’altra località, ancora da identificare. Meno isolata e più di classe, come da loro richiesto durante i recenti disordini.
L’ultimo episodio nella notte di ieri, quando durante il consueto relax serale, tra cockail e musica, sulla veranda del residence è scoppiata l’ennesima rissa a colpi di coltello: sangue sul pavimento e ‘profughi’ al pronto soccorso a spese nostre.
L’affarista si chiama Valentino Turra, 43 anni, traditore della propria terra.
«Mai più – dice – supportato anche dal parere della moglie Valeria -, ora ho portato a termine il mio compito, ma con questa iniziativa cominciata più per spirito umanitario (ah ah ah) che imprenditoriale ci abbiamo rimesso anni di vita, tanto è stato lo stress cui siamo stati sottoposti».
Le lamentele e le proteste culminate con gli scontri per le strade del paesino erano molte: niente camere singole, servizio catering inadeguato, nessun portiere di notte, carenza di mediatori culturali, punture di insetti e poche coperte. Poveri ‘profughi maschi in fuga da guerre e persecuzioni inesistenti’.

«Non tanto per l’ingratitudine, ma per la slealtà di alcune persone cui c’eravamo sinceramente affezionati e abbiamo poi visto per strada a manifestare contro di noi».
Che sia di monito e insegnamento.