I “poveri profughi” comprano smartphone nuovi appena sbarcano – FOTO

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I sedicenti profughi sono un business per pochi, un dramma per molti. Sono un gran bel business ad esempio, per Carlotta Sami, la portavoce del famigerato Unhcr, che spera di ripercorrere grazie a loro la stessa strada di Boldrini.

Oggi ha dato segno della sua scarsa comprensione della realtà con questo tweet:

vodafoneprofughi

“I rifugiati muovono l’economia: Vodafone al porto vende le schede a chi è appena sbarcato”, dice, sotto la foto che mostra le promoter Vodafone intente a parlare con i sedicenti profughi, appena approdati a Lesbo, in Grecia. Le isole greche sono, come l’Italia, sotto l’assedio di un’invasione di immigrati senza precedenti: loro pakistani, noi africani. Con qualche spruzzo di siriani (classi islamiche agiate) per fingere che si tratti di una ‘emergenza umanitaria’.

La Sami spiega che le rappresentanti della compagnia telefonica immortalate nello scatto sono intente ad accaparrarsi nuovi clienti. Pakistani, come si evince dalla morfologia del volto.

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Forse la Sami non comprende come questa foto faccia crollare tutta la stupida propaganda del ‘povero profugo’, che certamente non compra telefonini e schede telefoniche. Non fa contratti per navigare sul web.

E dimostra, anche, perché le multinazionali paghino i politici per aprire le frontiere: a loro basta vendere, poi poco importa che manchino case, che le risorse per gli autoctoni diminuiscano. L’immigrazione tende a concentrare la ricchezza, a Vodafone va benissimo.

Non sbarcano profughi, sbarcano benestanti clandestini. Invasori. Clienti per coop e multinazionali.

Questo è un vero profugo, ecco la sua storia:

siriaghouta