Come nel caso del golpe del 2011 in Italia, e di quello più soft contro Papandreou in Grecia dello stesso anno – costretto a rimangiarsi la promessa di un referendum simile a quello di oggi – è ancora la BCE ad imporre con i suoi ‘carri armati’ monetari, il volere della cricca globalista che ‘supervisiona’ la UE.

I ministri delle finanze dell’Eurogruppo starebbero per convocare una teleconferenza durante la quale al Premier greco sarà detto molto semplicemente che, qualora egli non rinunci al referendum, le banche del suo paese non saranno in grado di riaprire.

Un tweet di Peter Kazimir – uno dei min. delle finanze UE – delinea chiaramente la minaccia.

I’m afraid that #Greece banks might not reopen with the euro as the currency in case the referendum on Sunday ends with a NO

— Peter Kažimír (@KazimirPeter) 1 Luglio 2015

Di fronte a tale prospettiva, Tsipras sembra abbia ceduto, perché non vuole uscire dall’euro – in quel caso, con moneta sovrana, le banche non avrebbero problemi a riaprire – e sia pronto ad una imbarazzante marcia indietro. Che ne sancirebbe la fine politica.

Come fu per il premier del PASOK George Papandreou nel 2011.

Il giochino è semplice: la BCE smetterà di fornire Euro alle banche greche. Rendendole di fatto insolventi verso i propri correntisti.

La soluzione sarebbe semplice, ma non pare essere nelle corde di Tsipras, comunque un sostenitore della Ue: riappropriarsi delle sovranità monetaria. Ci sarà, ovvio, un iniziale ‘trauma’, ma è ormai inevitabile. Meglio della ‘morte per euro’.