L’INVASIONE PROGRAMMATA

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INVASIONE
18 giugno 2015 | di Riccardo Percivaldi

È possibile assistere, in questa particolare congiuntura storica, ad una nuova, aggiornata e maggiormente virulenta, aggressione mondialista contro i popoli europei da parte delle lobby angloamericane operanti dalle centrali intergovernative facenti capo all’asse ONU/NATO, che prevede di portare a compimento la definitiva cessione di sovranità delle nazioni del Vecchio Continente avviata con la creazione dell’Unione Europea. In attesa dell’avvento di un governo unico planetario guidato dalle Nazioni Unite, i signori del denaro – come hanno ribadito i leader riuniti al G7, esortando ad andare avanti rapidamente – hanno deciso infatti di creare grandi conglomerati economici per raggruppare il mondo in aree di libero scambio denominate NAFTA o TAFTA, da sostituire agli ormai obsoleti stati nazionali, i cui governi ancora si ostinano, talvolta, ad avanzare assurde pretese di democraticità che impongono loro l’incresciosa incombenza di rendere conto del proprio operato ai cittadini e a opporre quindi, all’uopo, una se pur debole resistenza all’instaurazione di quell’unico mercato monopolistico globale che assicurerebbe ai grandi colossi multinazionali angloamericani il privilegio assoluto e incontrastabile di depredare le ultime risorse del pianeta.

Non è dunque un caso se a fronte di questo slittamento giuridico verso una forma di potere compiutamente oligarchica e sovrannazionale che renderebbe del tutto superflua la concezione stessa di nazione e appartenenza etnica, si registra un’accelerazione nell’opera di imbastardimento esplicitantesi nell’intensificarsi massiccio degli sbarchi che dal Nord Africa riversano migliaia di clandestini sulle coste italiane.

Non sfugga, infatti, a seguito dell’inchiesta su Mafia Capitale – che ha avuto il merito di gettare luce sui profittatori interni che speculano sul business dell’immigrazione e dei centri d’accoglienza, facendosi in questo modo veicolo inconsapevole ed elemento catalizzatore della sovversione mondialista – l’identità dei veri manovratori occulti che siedono nella cabina di regia dell’invasione terzomondiale e che gestiscono da dietro le quinte questo losco traffico allo scopo di portare il caos in Europa e disintegrare lo Stato-nazione in un crogiuolo multirazziale dissolvente ogni tradizione religiosa, etnica e nazionale. E’ noto infatti che negli stati in cui la popolazione è multietnica: “Se il potere centrale viene sufficientemente indebolito non c’è una vera società civile che possa tenere insieme la vita politica, né alcun vero senso di identità nazionale comune o di prioritaria lealtà allo Stato-nazione. Lo Stato allora si disintegra – come è accaduto in Libano – in un caos di fazioni, tribù e partiti litigiosi, rissosi e in perenne conflitto”.

Il trapianto improvviso di milioni di sradicati dal Terzo Mondo è dunque il presupposto indispensabile del processo conducente alla disgregazione anarchica dello Stato attraverso il caos multirazziale che naturalmente dopo avere prodotto il Solve favorirà il successivo Coagula. Al vertice della piramide di questo processo di Ordo ab Chao sta l’asse mondialista ONU/NATO, la cui missione criminosa consiste nel portare avanti lo sforzo bellico degli Alleati che sin dal secondo conflitto mondiale si sono apparecchiati con sadica ferocia nello scatenamento di bombardamenti terroristici, veri e propri sacrifici umani condotti con vendicatività veterotestamentaria, per piegare e distruggere i popoli europei e annientare la loro plurimillenaria civiltà – come ammettono del resto alcuni dei suoi stessi membri, tra cui Sergio Viera de Mello, amministratore delle Nazioni Unite nel Kosovo, che il 4 agosto 1999 disse chiaramente sbraitando con la bava alla bocca: “I popoli razzialmente puri sono un concetto nazista! Proprio contro questo concetto hanno combattuto gli alleati nella Seconda guerra mondiale! È per lo stesso motivo che la NATO ha combattuto in Kosovo: per impedire l’insorgere di un sistema di purezza etnica!”[1].
Ovviamente più che di purezza etnica sarebbe corretto parlare del diritto dei popoli all’autoconservazione, ed è proprio la negazione di questo diritto che l’ONU, quando non è impegnata a sanzionare, ed eventualmente a bombardare tramite il suo braccio secolare – la NATO – i governi che rifiutano le sue “raccomandazioni” equivalenti a dei veri e propri incitamenti al suicidio nazionale (raccomandazioni di cui, vale la pena notare, il governo italiano di centrosinistra, ha fatto ufficialmente un indicatore fondamentale per la strutturazione delle sue politiche immigratorie) è intenta a perseguire soprattutto nei confronti delle genti europee per mezzo di uno sforzo costante e meticoloso esteso alle sue tentacolari organizzazioni umanitarie capillarmente onnipresenti e cinicamente operanti.

Come ci informa la stampa specializzata, l’ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i Rifugiati è stato dal 1989 la centrale per orchestrare migrazioni di massa dei musulmani nord-africani in Europa e di slavi dei paesi dell’Est[2]. Non deve perciò stupire se la miccia che innesca le invasioni in grande stile nel nostro paese può essere fatta risalire al 2000, anno in cui a New York, il 5 gennaio in sede ONU, è presentato il famigerato rapporto “Migrazione di ricambio”, ove si asseriva con fallaci e stucchevoli imposture, il “bisogno” per l’Europa di accogliere 159 milioni di lavoratori stranieri fino al 2025 onde evitare che l’invecchiamento della popolazione incidesse negativamente sull’andamento economico derivante dallo sfruttamento di un materiale umano in imminente fase di obsolescenza, che abbisognava pertanto di un rapido riciclo con un surrogato più a buon mercato proveniente dai paesi del Terzo Mondo; rapporto in cui all’Italia, giova ricordare, veniva assegnata una quota di 300.000 nuovi schiavi-lavoratori all’anno per i successivi 25 anni. (Se aggiungiamo che da decenni l’ONU, tramite l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’UNESCO, sue dirette emanazioni, è impegnata nelle campagne demografiche di controllo delle nascite attraverso la diffusione della pratica dell’aborto – che, detto per inciso, solo in Italia ha prodotto più di due milioni di morti nei primi dieci anni e un miliardo di vittime fra il 1974 e il 1997, tanto da potersi ormai parlare di vero e proprio olocausto – emerge tutta l’ipocrisia, la doppiezza e la strumentalità di giustificare le migrazioni con il pretesto che i popoli europei “non fanno più figli”).

Ed è nuovamente l’ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissario per i Rifugiati che l’8 novembre 2000 “raccomanda” al governo italiano di non introdurre il reato di “immigrazione clandestina”, che avrebbe finito per colpire anche la quota – irrisoria come dimostrano le statistiche – degli aventi diritto all’asilo politico. Non è dunque una coincidenza se proprio dal 2000 assistiamo ad un’impennata degli sbarchi, in concomitanza con le aggressioni USA/NATO in Africa e Medio Oriente che rispondono alle medesime logiche mondialiste Onusiane, e ne costituiscono per così dire la controparte sul piano materiale ed esecutivo, ma entrambe operanti in stretta sinergia come i bracci della medesima tenaglia. Se le prime hanno l’effetto di appiccare il fuoco le seconde si adoperano per impedire ai pompieri di usare l’acqua per spegnere l’incendio, fornendo il contributo ideologico a che l’assalto delle masse di colore a ciò che resta delle nazioni europee rese inermi dai ricatti internazionali, devirilizzate e votatesi ciecamente al Culto del Migrante, non incontri resistenza.

Medesimo incitamento al genocidio quello che viene reiterato appena pochi mesi fa allorché l’ONU pubblica un nuovo rapporto inneggiante alla Soluzione Finale ove si ribadisce la necessità per l’Italia di sostituire la popolazione originaria con immigrati dal Terzo Mondo, calcolandone anche la cifra precisa: tra i 35.088.000 e i 119.684.000, principalmente dall’Africa[3]. L’ONU è dunque la centrale da cui partono gli ordini che stanno alla base delle invasioni in Europa, che vengono poi resi operativi da agenzie presenti sui territori dei paesi devastati dalla NATO. Non dobbiamo infatti dimenticare che è stata proprio l’aggressione della NATO alla Libia ad aver provocato la destabilizzazione del paese che è alla base dell’attuale catastrofe migratoria e che uno degli scopi principali del conflitto, oltre che punire l’Italia per aver osato condurre una politica estera indipendente, volta all’affrancamento energetico dalle multinazionali angloamericane, era finalizzata proprio a combattere la politica di contenimento dell’immigrazione dal Nord Africa.

Politica, che nel biennio 2009/10, a seguito dell’accordo Italia/Libia contro l’immigrazione clandestina, unita alla pratica dei respingimenti (duramente osteggiati dall’UE) riduce gli sbarchi di ben il 90%, a riprova che l’immigrazione non è affatto irreversibile e non deve essere accettata con passiva rassegnazione, ma può al contrario essere affrontata come qualsiasi altro problema di natura geopolitica[4]. E infatti gli americani, in quel caso, si preoccuparono soprattutto di distruggere, con una precisione quasi scientifica, le motovedette fornite dall’Italia alla Libia che venivano usate per intercettare gli scafisti. Dopo aver gettato il paese nel caos e avervi insediato gruppi terroristici islamisti, come quello filo-statunitense di Alba della Libia a Tripoli – da dove partono i barconi – si registra infatti una nuova ondata di sbarchi, che raggiungono il record nel 2014[5].

Sbarchi che nella quasi totalità dei casi non sono affatto prodotti da un’emergenza umanitaria, ma corrispondono invece a dei veri e propri sequestri di persona come dimostra un recente servizio di Le Monde, che riporta le dichiarazioni degli immigrati in procinto di partire dalla Libia – ennesima conferma che ci costringe a gettare definitivamente nella pattumiera la tesi/pretesto dell’immigrazione come frutto spontaneo e ineluttabile della storia: «Le autorità ci accusano di voler partire per l’acqua, ma è falso. C’è chi viene preso in casa, negli appartamenti, altri sono presi per strada; come me, io sono stato preso per strada». «I veri traghettatori sono loro», spiega un compagno. «Dicono agli europei che ci hanno catturato in mare ma è falso! Ci stanno vendendo. Sono loro che gestiscono la prigione e organizzano le partenze per andare in Italia … Quando arrivate voi giornalisti, fanno finta, è organizzato». [6]

Chi siano questi misteriosi cacciatori di “migranti” e per chi lavorino, non ci è dato sapere. Tuttavia è noto che le navi che partecipano all’operazione Triton e favoreggiano questa nuova tratta degli schiavi sono per lo più imbarcazioni della marina britannica e che “le vere porte d’ingresso di questo traffico sono le banchine dei porti sotto il controllo militare statunitense. Nel porto di Napoli, ad esempio, la U.S. Navy controlla ormai più della metà delle banchine, gestite nel più assoluto segreto militare; tutto ciò per gentile concessione del governo D’Alema nel 1999. Le basi militari americane, da sempre, non svolgono soltanto una funzione militare, ma soprattutto di favoreggiamento dei traffici illegali, a cominciare dal traffico di eroina dall’Afghanistan”[7].

Il sospetto che i cacciatori di “migranti” siano in realtà agenti al soldo di qualche organizzazione internazionale legata agli Stati Uniti e all’asse mondialista ONU/NATO lo solleva anche il giornale Les Observateurs, che in un suo recente articolo indica l’Organisation internationale pour les migrations come la centrale operativa che intercetta i negri per spedirceli. Si tratta infatti di un’organizzazione intergovernativa collegata alle Nazioni Unite, con sede a Ginevra, il cui direttore generale è l’ambasciatore americano William Lacy Swing.“Se credete ancora che la migrazione sia fatta di disperati – esordisce l’autore – ricredetevi. E’ un’azione voluta e organizzata, fra gli altri, da «L’organisation internationale pour les migrations» …”[8].

Con il totale disprezzo della realtà che contraddistingue l’ideologia mondialista, l’organizzazione dichiara che il suo scopo “è impegnato al principio [assurdo] che una migrazione umana e ordinata fà bene ai migranti e alle società”, mettendo bene in evidenza l’eterogenesi dei fini, per cui diverse sono le motivazioni che vengono proposte alle masse (crescita, progresso, sviluppo, pace, diritti umani, ecc.) da quelle che perseguono veramente queste organizzazioni pseudo-umanitarie (gli scopi criminosi e inconfessabili, ossia le politiche neomaltusiane e il Piano Kalergi).

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Come supplemento a questa serie di considerazioni aggiungiamo che non è da escludere che l’improvvisa impennata degli sbrachi – dopo i 170.000 arrivi del 2014, fonti ufficiali stimano che l’anno in corso registrerà la cifra record di 400.000 nuovi coloni – nasconda, oltre all’obiettivo genocida, anche una ben precisa strategia destabilizzatoria a breve termine di marca anglosassone. L’intento destabilizzatorio emerge peraltro con chiarezza allorquando si consideri che grazie al caos ivi prodotto i poteri forti di Bruxelles potrebbero decidere di imporre uno stato di polizia sfruttando il pretesto delle tensioni autoctoni/immigrati, trasformando in disordini razziali il malessere popolare causato dall’aggravarsi delle condizioni socio-economiche, secondo lo schema di Ferguson e Baltimora già sperimentato negli Stati Uniti. E se in Ucraina la tecnologia della destabilizzazione è stata utilizzata per il cambio di regime, è possibile invece che in Usa (e in Europa), la stessa tecnica sia usata per il rafforzamento del regime attuale, vale a dire, come suggerisce Maurizio Blondet:“quello delle oligarchie di Wall Street, attraverso la delegittimazione della protesta sociale (come hanno fatto a Milano i Black Bloc) tramutandola in teppismo razziale”.
Curiosamente è proprio il New York Time a informaci che dietro le proteste si nasconde il magnate di Wall Street Geroge Soros: “C’è un uomo solitario al centro finanziario del movimento di protesta (…) il miliardario di sinistra George Soros, creatore di un impero finanziario che domina oltre-oceano in Europa, e ha plasmato una macchina politica i cui motori sono fondazioni non-profit che influiscono sulla politica americana (…) Soros ha incitato il movimento di Ferguson attraverso anni di   contributi in denaro e di mobilitazione di gruppi in tutti gli USA…Mr Soros ha dato almeno 33 milioni di dollari in un solo anno a gruppi che hanno ‘incoraggiato’ gli attivisti di base, sul terreno a Ferguson. Bus pieni di attivisti della Samuel Dewitt Proctor Conference   di Chicago;   della Drug Policy Alliance, Make the Road New York and Equal Justice USA from New York; dei Sojourners, dello Advancement Project   e del Center for Community Change in Washington; e reti della Gamaliel Foundation —   tutte entità finanziate da Soros  – sono calati a Ferguson a cominciare da agosto e poi hanno organizzato la protesta in città fino al mese scorso” [9].
Le centrali d’intelligence atlantiste appaiono dunque pronte a usare questo clima incandescente per assecondare ogni slittamento verso l’aumento dei mezzi di sorveglianza-controllo-repressione, in coerenza con tutta la linea politica usata a partire dai mega-attentati dell’11 settembre 2001, di cui il Patriot Act, le nuove leggi liberticide, e poi il sistema totalitario di sorveglianza rivelato dallo scandalo Datagate non erano che i primi assaggi. Una nuova strategia della tensione applicata anche qui in Europa con i recenti false flags terroristici targati CIA e pronta a degenerare in concomitanza anche dell’esercitazione della NATO in Italia prevista per settembre [10]. A questo proposito vale la pena notare che gli scontri autoctoni/immigrati – sfruttati in chiave religiosa nell’ottica occidente/islam – potranno offrire agli Stati Uniti e alla NATO veri e propri casus belli per eventuali occupazioni armate del nostro territorio, nonché il consenso necessario per un eventuale scontro finale contro l’Asse della Resistenza in Medio Oriente, e in particolare contro l’Iran, nel caso i recenti accordi dovessero fallire, come prevede la dottrina dello “Scontro di Civiltà”.

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Mentre la Gran Bretagna, non senza ipocrisia, chiude le porte all’immigrazione da essa stessa favorita – chi è così stupido da cadere nella propria trappola? – il funzionario delle Nazioni Unite Peter Sutherland che aveva in passato sostenuto alla BBC che “l’Unione Europea avrebbe dovuto tentare di distruggere l’omogeneità e le differenze” dei suoi abitanti, chiede che il Regno Unito a le altre nazioni si prodighino maggiormente nello sforzo di accoglienza dei clandestini [11], voce a cui fa eco una delle massime cariche del mondialismo targato ONU, il Papa, sostenendo che i governi che agiscono con senso di responsabilità nei confronti dei propri cittadini – come quello ungherese che proprio in questi giorni ha dichiarato la costruzione ai suoi confini di un muro anti-invasione – devono chiedere scusa. Scusa a chi? E perché? L’istinto di autoconservazione non è una colpa ma una sacra legge di natura. Aveva ragione il Toynbee quando scriveva che “salvo poche eccezioni non ci sono casi di civiltà che sono state uccise, ma solo di civiltà che si sono suicidate. Dovunque la forza interna sussiste e non abdica, difficoltà, pericoli, ambiente avverso, attacchi e perfino invasioni si risolvono in uno stimolo, in una sfida che costringe quella forza ad una reazione creativa”. Che questa massima possa valere da auspicio per strappare dal sonno almeno una parte dei nostri connazionali!

NOTE
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Vox

[1] Cit. in Silvano Lorenzoni, “Sionismo, Immigrazione, Mondialismo: l’assassinio dell’ Europa”.

Sionismo, Immigrazione, Mondialismo: l’assassinio dell’ Europa Estratti da La figura mostruosa di Cristo

[2] In Lectures Francaises, n. 528, aprile 2001, p.38. Cit. in Epiphanius, “Massoneria e Sette Segrete”.

[3] Luciano Lago, “L’ONU predispone il piano per il ‘ripopolamento’ dell’Italia”.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=49827

[4]Il Fazioso, Crollo dell’arrivo di clandestini

http://www.ilfazioso.com/crollo-arrivo-clandestini-96-di-sbarchi-fa.html

[5] Federico Dezzani, Sbarchi di massa – l’Ucraina del Mediterraneo”.

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=51268

[6] Maurizio Blondet, “Libia: la lucrosa caccia al negro per mandarcelo”
www-effedieffe.com

[7] Libia: una guerra del petrolio tra ENI e BP?

http://www.comidad.org/dblog/articolo.asp?articolo=402

[8] Maurizio Blondet, “Migrazioni di massa e l’ente che le ‘promuove’”.
www-effedieffe.com

[9] Maurizio Blondet, “Baltimora: la manina di Soros dietro i Blacks (Block)”
www-effedieffe.com

[10] Manlio Dinucci: “A settembre la Nato userà l’Italia per esercitarsi alla guerra con la Russia e nessuno lo sa”

[11] Steve Goode, “Anti-white UN boss demands more immigration into Britain, despite major opposition”.
whitegenocideproject.com

Fonte: Identità.com