BUFALA DI CORRIERE DELLA SERA E REPUBBLICA
Totale sovvertimento della realtà da parte dei prezzolati media di Regime.
Un paio di giorni fa, Lunedì 15, è stata pubblicata la sentenza della Cassazione, a proposito di una vicenda di plagio che coinvolge il ‘martire per mestiere’, Roberto Saviano.
Facendo un passo indietro: a Settembre 2013, la Corte di Appello di Napoli aveva stabilito che lo scrittore avesse plagiato, nel suo fin troppo noto bestseller “Gomorra”, articoli di quotidiani del gruppo editoriale ‘Libra’. A questa condanna, Saviano e la Mondadori ( editore di “Gomorra”) presentarono ricorso.
Ebbene, la Cassazione ha esaminato la vicenda e il ricorso, e si è espressa chiaramente. Leggiamo, in particolare dalla sentenza che:” Si è concluso per il rigetto del ricorso”. Eppure nei vari “grandi” quotidiani nazionali, gli articoli sono di tutt’altro tenore. Il Corriere della Sera e la Repubblica, in particolare, sovvertono totalmente la sentenza, ed arrivano a titolare: “Plagio, accolto il ricorso di Saviano” (sic!).
L’arrampicata sugli specchi è micidiale. In breve, il ricorso di Saviano e Mondadori si articolava su 7 punti sostanziali ( ‘doglianze’, come le chiama la sentenza). Ora, tutti i punti che si opponevano alla definizione di plagio sono stati rigettati, e quindi la cassazione ha sentenziato il plagio; soltanto la settima ‘doglianza’, che metteva in discussione il criterio dei 60.000 euro che si sarebbero dovuti versare all’editore ‘Libra’, è stata invece accolta. Insomma, i grandi giornali nazionali, Corrierino e Repubblica, riescono a falsificare le parole della sentenza nel titolo, e a fare poi un articolo intero trattando soltanto del ( secondario) sesto punto accolto dalla Cassazione… Roba da Pravda.
Non possono evidentemente rischiare di ‘macchiare’ uno degli idoli del “Pensiero Unico”, il Saviano con perenne faccia da “martoriato” e ‘aura’ di eroe anti-mafia’ ( che Mondadori e mass media gli hanno cucito addosso), ottima per propagandare meglio idee bislacche.
Del resto, Saviano rappresenta molto bene l’emblema dell'”intellettuale moderno”: di colui che non è neppure la caricatura di un dissidente, e che nulla ha da dire contro l’assetto di potere economico/politico; anzi, è solo pronto a fare da gran cassa a quel potere, sposandone la cultura promossa e limitandosi a ‘romanzare’ la direzione da esso imposta alla società. Insomma, l’emblema di colui che possiamo descrivere come l'”intellettuale del Re”.