Vogliono case popolari: “Avevamo costruito baraccopoli con tanto sacrificio…”

Vox
Condividi!

Da non perdere la lettera scritta al sindaco Marino, al prefetto Gabrielli e all’assessore alle Politiche sociali, Francesca Danese. In pratica a Mafia Capitale. Da parte dei 70 clandestini africani sgomberati da Ponte Mammolo, dove avevano eretta una oscena baraccopoli sulla falsariga dei loro degradati paesi.

Il problema, è che abbattuto lo slum, invece di espellersi, li hanno lasciati accampare nel parcheggio antistante.

Dicevamo della lettera, che è il non plus ultra della bizzarria. I sedicenti profughi esigono una casa popolare:

Vox

L’11 maggio 2015, a noi residenti in via delle Messi D’Oro, Roma, – scrivono nella lettera – è capitata una cosa del tutto inaudita ed assurda: il Comune di Roma, con l’appoggio della Prefettura, ha demolito senza alcun preavviso le case che avevamo costruito con le nostre mani con tanto sacrificio, fatica e sudore. Totalmente abbandonati a noi stessi dallo Stato Italiano ci siamo auto-organizzati con la speranza che questa soluzione precaria fosse soltanto transitoria e favorisse la nostra reale inclusione socio-economica ed abitativa”.

Residenti di una baraccopoli abusiva. Con baracche abusive che ‘hanno costruito con tanto sacrificio’. Gliela deve avere scritta qualche loro amico di kyenge.

Continua:

“Costretti a spostarci nel parcheggio antistante, le istituzioni – proseguono nella missiva – ci hanno negato qualsiasi forma di aiuto, compreso quello per il soddisfacimento dei bisogni primari; hanno rifiutato persino di fornirci i bagni chimici! Il sostegno è arrivato solo da associazioni e centri sociali. Umilmente – concludono – chiediamo al Comune di Roma e al Governo italiano – concludono – un trattamento umano e una soluzione abitativa autonoma e la soluzione dei problemi legati al rinnovo dei nostri permessi di soggiorno“.

Questi vengono dall’Africa. Clandestini su un barcone. E vogliono (pretendono) case da noi. Siamo oltre ogni limite.