Dopo Roma, anche a Pavia di Udine nasce un ‘campo profughi per italiani senza casa’.
Questa mattina, attivisti di movimenti identitari hanno montato le tende in uno spazio verde sulla statale Udine-Grado.
“Abbiamo scelto Pavia di Udine proprio per sottolineare la disparità di trattamento che questo Stato riserva agli immigrati rispetto ai suoi cittadini: per i rifugiati una villa aristocratica (quella di Lovaria), e per gli italiani i giardini pubblici di Udine e Gorizia”, dice Stefano Salmé, del Movimento Sociale Fiamma Nazionale.
“È un’iniziativa che è stata organizzata dal mio movimento in collaborazione con Forza Nuova e Nessuno Tocchi il mio Popolo, e con le associazioni Solidarietà Nazionale e Pronto Soccorso Nazionale, sul modello del campo che da più di venti giorni va avanti a Roma, a via del Casale di San Nicola”.
Questa è vera solidarietà. Lo spazio dove sono state sistemate le tende del secondo campo profughi per i ‘rifugiati di casa nostra’ lo ha messo a disposizione un ristoratore del posto, che oggi ha cucinato per loro. E non a pagamento, come i suoi colleghi che speculano sui falsi profughi.
“In questo momento al campo ci sono quattro senzatetto italiani, di età compresa tra i 40 e i 60 anni, due di Udine e due di Gorizia: gente che ha perso il lavoro e che non ce la fa ad arrivare a fine mese in tutto sarebbero dovuti essere sei, ma due persone alla fine hanno deciso, per timidezza di aspettare”.
FOTO DALLA PAGINA FACEBOOK DI SOLIDARIETA’ NAZIONALE:
Salmè racconta la storia di Loris, 44 anni, che da anni viveva in una tenda al Parco del Cormor di Udine con il suo gatto. Il gatto dopo un po’ gliel’hanno tolto gli animalisti dell’Enpa, perché “non era giusto che vivesse in quelle condizioni”. Lui, invece, poteva.
Ma da oggi, Loris e altri senzatetto italiani hanno un posto dove vivere e mangiare: il secondo campo profughi per italiani sorto in Italia.
Anche perché Loris e gli altri, per lo Stato italiano non hanno diritto a nessun tipo di assistenza sanitaria perché il comune, per il fatto che non possiede un domicilio fisso, non gli rilascia i documenti. Non sono appena sbarcati.
“Questa è una protesta ad oltranza”, spiega Salmé, “e l’obiettivo è quello di ottenere un tavolo permanente con il Prefetto e con il Presidente della Provincia di Udine, nel quale verrà chiesto alle istituzioni che a questi italiani in difficoltà siano garantite le stesse condizioni di trattamento e gli stessi aiuti che sono garantiti agli immigrati e ai richiedenti asilo”.
“Le nostre città sono invase dagli immigrati e ridotte in condizioni di degrado, mentre i nostri cittadini muoiono di fame. Crediamo che quella di Nessuno Tocchi il mio Popolo a Roma sia un’iniziativa coraggiosa dal punto di vista civico e sacrosanta considerando la società in cui viviamo. Una società che ci riempie di buonismo quando si parla di persone in difficoltà che arrivano da fuori ma che chiude gli occhi di fronte alle tragedie di casa nostra”.
Intanto, nelle città friulane: “Ci sono profughi che stazionano in molte zone del centro e anche qui si sono registrati casi di scabbia”. “Da quando è stata parzialmente bloccata l’entrata di Tarvisio adesso passano anche attraverso la Slovenia, un Paese dove è presente una numerosa comunità musulmana che fornisce loro gli appoggi logistici per entrare in Italia”.
“La situazione in Friuli, inoltre” prosegue l’organizzatore del campo, “dimostra che le affermazioni di Alfano e di Renzi su Schengen sono delle colossali menzogne: la maggior parte dei profughi infatti arriva da noi dalle frontiere comuni con l’Austria e Slovenia dopo essere entrati in Europa dall’Ungheria, seguendo la rotta balcanica”.
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