Denuncia politico di stupro e corruzione: bruciato vivo

Vox
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Denuncia su Facebook gli affari di un politico locale, accusandolo dello stupro di una dipendente di un centro per l’infanzia. Lui era Jagendra Singh, giornalista di Shahjahanpur, in India: morto in ospedale alcuni giorni fa dopo essere stato bruciato vivo da alcuni poliziotti.

Così impara, direbbe Umberto Eco, a dire la sua su Facebook. Mica è un Nobel.

Il politico, Ram Murti Verma, e nove agenti dovranno rispondere di omicidio davanti ai giudici indiani. Ma sappiamo come andrà a finire.

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Il 31 maggio Singh, che su Facebook usava lo pseudonimo Shahjahanpur Samacha, aveva anche accusato Verma di corruzione: secondo il giornalista l’uomo si sarebbe impossessato forzosamente di alcuni appezzamenti di terra nella zona e avrebbe iniziato un’estrazione completamente illegale.

Secondo Rahul, il figlio della vittima: «I poliziotti “fedeli” a Verma, tra cui l’ispettore Sri Prakash Rai, hanno imposto a mio padre di scendere . Lo abbiamo visto tutti in casa. Mio padre era sotto pressione da tempo, stavano conducendo una campagna del terrore nei suoi confronti per impedire che parlasse. Il 28 aprile scorso era stato aggredito e in quell’occasione mi raccontò di essere nel mirino dei fedelissimi di Verma per aver denunciato un suo presunto coinvolgimento nell’estrazione mineraria illegale dopo aver occupato con la forza i terreni. Lo hanno bruciato vivo».

E lì c’è un nostro soldato. Abbandonato.